20 Giugno 2025
Lo scorso martedi, presso la Fondazione Mudima (a Milano, in via Tadino 26) si è inaugurata la mostra “Il cerchio schiacciato” organizzata da Carmelo Strano, finalizzata ad accreditare il nuovo “movimento artistico” da lui ipotizzato. Tutti coloro che hanno studiato anche solo in forma scolastica la storia dell’arte, sanno benissimo che, in passato, i contenuti estetici si diffondevano con naturalezza di comunità in comunità, di Paese in Paese, grazie anche alla virtuosa competizione fra le varie “corti” mentre gli studiosi, a posteriori, hanno, di volta in volta, riconosciuto l’Umanesimo, il Rinascimento, il Barocco, il Rococò, il Neoclassico, ecc. E’ solo nella seconda metà del XIX secolo che, con l’esplicita secessione di un gruppo di artisti dalla Esposizione Internazionale di Parigi si identificò un vero e proprio movimento di artisti detto “Impressionismo”: per le caratteristiche di immediatezza della loro pittura, la loro opera si poneva più che altro in antitesi alla facies un po’ pomposa dell’immaginario ufficiale borghese. Da allora abbiamo assistito alla nascita di molteplici movimenti di artisti moderni accomunati da evidenti e peculiari obiettivi: abbiamo visto Futuristi, Macchiaioli, Divisionisti, die Brücke, Blaue Reiter, Secessione viennese, Neue Sächlichkeit, Arte povera, ecc. In tempi più recenti, l’autonoma cerchia di artisti accomunati da analoghi ideali estetici e concettuali è stata gradualmente sostituita dall’affermazione di singoli operatori, forse riluttanti a rientrare in un esplicito movimento, solitari e prepotentemente solipsisti, quasi che la comunanza di intenti con altri, potesse sottrarre loro una preziosa prìmazia. Sono stati piuttosto i critici e gli studiosi a trovare nelle loro opere similitudini concettuali e comunanze. Ora, secondo Carmelo Strano (nella sua doppia veste di critico e teorico dell’arte e anche filosofo interessato alla sociologia e alla storia dell’economia), sembra tornato il momento di accreditare, in controtendenza, un riconoscibile afflato di artristi, un intendimento comune quasi che questo modo consenta loro di superare virtuosamente l’onanistico individualismo a favore di una più convincente socialità del messaggio estetico; secondo Strano, l’individualismo sfrenato e diffusamente praticato comincia a flettere. A detta di Strano, l’obiettivo dichiarato del “Cerchio schiacciato” (l’ellisse, The Flattened Circle; ma sarebbe forse utile trovare un nome meno arduo e più facilmente condivisibile), conformemente alla metafora dell’ellisse, vuole essere una tendenza operativo-estetica che proponga i contenuti della «nuova condizione epocale e i nuovi fenomeni artistici» colti nel contesto internazionale dei più giovani fermenti estetici. Nel suo testo “Dall’opera aperta all’opera ellittica; oltre la modernità e il post-moderno; studi e note sulle nuova classicità”, Carmelo Strano sostiene, ad esempio, di riconoscere nel contesto artistico attuale i sintomi dell’«avvento di una classicità inedita». In realtà, secondo l’attento critico, l’“opera ellittica” sarebbe «la poetica rispondente alla nuova classicità» che sancisce «il tramonto della pur fortunata “opera aperta”». In tal senso suggerisco di meditare sui contenuti del suddetto testo edito da Mursia. Tutto ciò premesso, la prima mostra che vuole documentare l’ipotesi di Strano, propone le opere di ben dieci artisti di speciale spessore creativo che ben rappresentano le logiche del Cerchio schiacciato: Giulio Alvigini (It), Tamara Bialecka (CH), Claire Fontaine (GB), Andreas Fogarasi (AT), Julia Fullerton-Batten (GB), Kalina Horon (PL), Tiziana Lorenzelli(IT), Miltos Manetas (GR), Elena Santoro (IT) e Morgane Tschiember (FR). Gli artisti esemplificativi del Cerchio schiacciato hanno in comune molti caratteri fondanti dell’Arte ellittica, cioè la distanza sia dal messaggio decisamente transitivo, sia da quello decisamente intransitivo; e questo, a favore del messaggio ellittico, cioè di una condizione e di una simbologia capaci di provocare equilibri instabili. Ovviamente suggerisco di andare a vederle personalmente. Per il momento, e a semplice titolo di stimolo, mi preme riportare qui di seguito le opere di Tiziana Lorenzelli (che maneggia materiali innovativi plasmando opere pittorico-scultoree in Aluflexia (una sostanza da lei stessa inventata e brevettata) e di Kalina Horon (una giovane artista polacca che si cimenta con la relazione sussistente fra le due-tre dimensioni inseguendo un’idea di movimento).
Fondazione Mudima, Direttore Faiçal Zaouali
Mostra a cura di Carmelo Strano in collaborazione con Marina Zara e e Diletta Mancadori
www.mudima.net info@fondazionemudima.net tel. 0229409633
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