18 Giugno 2024
Urbino è famosa per Il Palazzo di Federico da Montefeltro realizzato nel XV sec. e per aver ospitato pittori, architetti e scienziati come Piero della Francesca, Leon Battista Alberti e Luca Pacioli, considerati tra i geni del Rinascimento. Un secolo dopo, figlio di un orafo -definito da più parti- il maggiore della Controriforma, vi nascerà Federico Barocci (1533-1612): pittore prolifico e per anni considerato ‘manierista’, per via di un evidente eclettismo della sua pittura, tanto da riconoscervi riferimenti a Raffaello, Leonardo e Michelangelo giustapposti, è in realtà di cruciale importanza per gli eventi culturali e pittorici a cavallo tra '500 e '600. Ed è forse questa tradizionale sottostima dei manieristi che ha permesso di far rimanere in Italia molti quadri del Barocci anche se per l’esposizione sono arrivati da Firenze, Roma, Perugia, Washington, Londra e Parigi; non si conosce l’esatta lista delle opere esposte anche se insieme a quelli già custoditi da Palazzo Ducale parliamo di circa 80 quadri a formare una vera sorpresa. In realtà solo oggi si riconosce con questa grande mostra il valore del Barocci (detto anche il ‘Fiori’). Nella seconda metá del ‘500, mentre si diffondeva una maniera nuova di origine bolognese all’appannaggio dei Carracci e che poi verrà stabilita a Roma, è di Barocci una maniera pittorica più civettuola, leggiadra e sofisticata, a tratti nostalgica, e che probabilmente sarà riferimento di Rubens e Pietro da Cortona più che di Caravaggio, ad esso in antitesi.
Certo, esiste sempre il modello veneziano, con Tiziano, Tintoretto Veronese, degli altri manieristi come Andrea del Sarto, Pontormo e Rosso Fiorentino, la perfetta campitura del Parmigianino e del Correggio. Ciò non toglie che i colori azzardati e le composizioni del Barocci ricche anche di animali, fiori e paesaggi minuziosi, non siano meno considerevoli e ammirevoli da tutti i pittori della generazione successiva. D'altronde il Barocci provenendo dalla corte dei Della Rovere, lavoró per i maggiori committenti del tempo come San Filippo Neri, e per gli ordini Francescani e Cappuccini, quindi a Roma ma per breve tempo nel 1565 (di ritorno a Urbino a causa di un tentativo di avvelenamento), poi nuovamente a Roma in visita nel 1601 per vedere le opere di Caravaggio che, anni prima, ne aveva ammirato le opere nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella, chiesa in cui anche Rubens avrà una commissione. Una mostra che metterà in evidenza il dialogo pittorico tra grandi del tempo spesso difficile da ricostruire. Curata da Luigi Gallo (Direttore della Galleria delle Marche) e Anna Maria Ambrosini Massari (Docente di Storia dell’Arte moderna all’Università di Urbino), con Giovanni Russo e Luca Baroni, la mostra composta anche da disegni, cartoni allestiti in sale tematiche, sarà aperta dal 20 giugno al 6 ottobre 2024 alla Galleria Nazionale delle Marche Palazzo Ducale di Urbino.
Di Davide Tedeschini.
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