10 Novembre 2020
Bergamo è stata una delle città più colpite in Italia nella prima ondata della pandemia da coronavirus. Il forno crematorio della città non riusciva più a far fronte all'elevato numero di decessi e hanno impressionato tutti i cortei di carri funebri dell'esercito, che trasportavano le bare altrove.
Ora la situazione è decisamente cambiata. Nella giornata di ieri i positivi in provincia di Bergamo sono stati il 3% di quelli registrati in tutta la Lombardia. Non solo. Nella prima settimana di novembre, il rapporto tra tamponi effettuati e tamponi positivi è del 13%. In tutta la Lombardia è invece del 21,2%. La media nazionale inoltre si aggira intorno al 15-16%.
Che cosa è successo? Perchè i numeri sono cambiati? Non si può parlare di immunità di gregge, ma sicuramente vi è "un'immunità diffusa tra la popolazione", specialmente in quelle zone più colpite nella prima ondata. Lo afferma il dottor Alberto Zucchi, epidemiologo di Ats Bergamo, in un colloquio con La Nazione. sottolineando che a far la differenza sono state anche l'attenzione alle regole e la collaborazione dei bergamaschi. "Il prezzo pagato in primavera, sia in termini di morti (+587% a marzo rispetto allo stesso mese del 2019 Ndr) che di ricoveri in terapia intensiva, ha portato una diffusa consapevolezza", ha ribadito l'esperto.
Quanto al tema dei ricontagi, il virologo ha spiegato che "è una questione in cui pesano vari fattori". "Il 40-45% dei ricoverati proviene da altre province - ha aggiunto - nessun pronto soccorso è in sofferenza". "Continuare a rispettare le regole - ha concluso - è l'unico modo per contenere il contagio".
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