19 Settembre 2020
Stadi aperti anche in Veneto. Il presidente della Regione, Luca Zaia, segue l'esempio di Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna, e firma un'ordinanza che prevedere la riapertura degli stadi agli spettatori. E' dunque consentito l'ingresso a 1000 tifosi negli impianti sportivi all'aperto, 700 in quelli al chiuso. Il provvedimento di Zaia ha validità da oggi fino al 3 ottobre.
Gli spettatori "hanno l'obbligo di occupare per tutta la durata dell'evento esclusivamente i posti a sedere specificamente assegnati, con divieto di collocazione in piedi e di spostamento di posto, assicurando tra ogni spettatore seduto una distanza minima laterale e longitudinale di almeno un metro". Per la partita di questa sera a Verona, Hellas-Roma, lo stadio resterà però chiuso al pubblico perchè non è stato possibile organizzare in così poco tempo la vendita di biglietti e l'assistenza interna con steward sugli spalti.
Inoltre il pubblico dovrà indossare la mascherina per tutta la durata dell'evento, se al chiuso, all'aperto la mascherina va indossata dall'ingresso fino al raggiungimento del posto e ogni volta ci si allontani, incluso il momento del deflusso. Nell'ordinanza viene indicato l'utilizzo di tecnologie digitali per automatizzare l'organizzazione degli ingressi per evitare assembramenti e per consentire la registrazione degli spettatori. L'ordinanza dispone un "deflusso a gruppi degli spettatori" al termine della manifestazione e l'attivazione di un servizio di steward per far rispettare le misure.
Il presidente della Lega A, Paolo Dal Pino, non ha apprezzato la decisione del ministro Spadafora. "A luglio abbiamo fatto con i migliori consulenti in circolazione uno studio di 300 pagine su come riaprire gli stadi in totale sicurezza - ha spiegato Dal Pino ai microfoni di Radio Deejay - nessuno ci ha mai chiamato nemmeno per affrontare questo discorso. Il Cts fa enormi sforzi per occuparsi del paese, siamo grati a loro per quello che stanno facendo. Ma rispetto al nostro ministero dello sport il dialogo non è quello che dovrebbe essere. Il calcio rappresenta una delle più grandi industrie italiane, con un grande gettito tributario e previdenziale, dà lavoro a 300mila persone fra diretto e indiretto, e rappresenta un fenomeno sociale importante. Mi spiace dirlo, ma devo dirlo a voce alta, c'è bisogno di rispetto. Da parte nostra c'è un movimento che ha poco ascolto".
"L"ideale sarebbe avere un'uniformità di valutazione" afferma il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che si dice perplesso. "Al momento navighiamo completamente a vista. Certo - aggiunge - un impianto indoor non può essere paragonato a un circuito di Formula 1. Tutti in sella' a Villa Borghese. Ma la questione è chiara: ci sono Governo e Cts, poi le ordinanze regionali in base al tipo di manifestazione e tutto questo è oggetto di discussioni e polemiche. Lo sport non può accettarlo, ma soffre e deve rispettarlo. Le Regioni che osano di più mostrano sensibilità verso le esigenze degli organizzatori. Ora ripartiamo dagli Internazionali di tennis, ma fa riflettere che per le partite di calcio del Parma e del Sassuolo si ragioni in un modo e altrove in un altro".
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