25 Settembre 2025
Giorgio Vacchiano, Docente e Ricercatore di Gestione e Pianificazione Forestale alla Statale di Milano, è il coordinatore scientifico del progetto #RigeneraBoschi. Nell’intervista rilasciata a Il Giornale d’Italia ha raccontato come hanno realizzato una gestione forestale sostenibile.
“Siamo andati a monitorare lo stato di salute di alcuni alberi in 5 boschi italiani, dal Nord al Sud del nostro Paese, attraverso dei sensori che rilevavano ogni ora il polso delle piante, i loro parametri vitali: la crescita del fusto, l’oscillazione dovuta al vento, la qualità della fotosintesi e la velocità del flusso della linfa all’interno delle stesse. Sono tutti parametri che ci parlano della salute delle nostre piante, di come crescono e di come rispondono al clima.
Il progetto durerà per due anni, ma intanto dopo il primo anno abbiamo confrontato i boschi gestiti dove c'è una cura, dove agli alberi viene lasciato tutto lo spazio per svilupparsi con boschi non gestiti dove troviamo una crescita spontanea, ma anche un alto affollamento di piante. Ed effettivamente questo dato fa una differenza, nelle aree dove abbiamo dato spazio agli alberi oscillano di meno perché si sono potuti irrobustire e il fusto è cresciuto di più fino quasi al 40% su base annua in alcuni dei siti monitorati. La qualità della luce e della fotosintesi non sono cambiate più di tanto, ma ci mostrano invece l'impronta del clima, abbiamo l’inizio dell’attività in primavera, il picco estivo e un decadimento l'albero comincia a entrare in sofferenza a causa delle ondate di calore di giugno e luglio 2025, dato che abbiamo sperimentato anche noi esseri umani.
Il flusso della linfa ci ha dato indicazioni interessanti, nei siti più freschi e umidi dare spazio agli alberi ha fatto crescere aumentare la velocità della linfa, gli alberi sono stati meglio. Nei siti più caldi e secchi, invece, come sulle colline metallifere, per esempio, o nelle foreste di Forlì dare spazio agli alberi ha aumentato la quantità di calore intorno al fusto e quindi osserviamo addirittura una diminuzione del flusso della linfa l'albero cerca di risparmiare acqua, quindi, non ne fa salire tanta alle foglie ed entra in difficoltà.
La gestione va bene per alcuni parametri, aumenta la produttività aumenta la stabilità ma per far stare bene le piante deve essere calibrata sul tipo di bosco e sul tipo di pressione climatica che abbiamo in ciascun punto. Non c'è un solo tipo di gestione , bisogna sviluppare una gestione pianificata, meglio se è assistita da questo genere di dati basati sulla scienza che ci dicono come ciascuna pianta reagisce al clima in cui cresce”
Come nasce l’idea del progetto e la collaborazione con Sorgenia?
È nata in base all’esigenza di Sorgenia di cercare un coordinamento scientifico per una parte di ricerca anche molto innovativa perché questi sensori li chiamiamo i Tree Talker - gli alberi parlanti - sono stati sviluppati tra l'altro da colleghi dell'Università di Viterbo, sono una novità nel panorama delle scienze forestali della nostra capacità di monitorare gli alberi. Normalmente noi ci affidavamo agli inventari forestali andavamo a misurare i boschi ogni 5 anni, ogni 10 anni oppure i dati satellitari che magari abbiamo a disposizione ogni settimana, ogni giorno. Qui invece abbiamo dati che arrivano ogni ora e sono preziosissimi proprio per dirci come le piante stanno reagendo anche ai primi segni di climatico, come si comportano, come cambiano nel tempo perché le piante cambiano anche se noi non ce ne accorgiamo e quindi questa parte può dare le giuste informazioni per una gestione migliore. Una gestione più efficace che va proprio ad aumentare la resistenza dei boschi agli stress climatici e per un'azienda come Sorgenia, che gestisce dei boschi, e per tutti coloro che gestiscono i boschi d’Italia può diventare un'informazione preziosa
Quindi la novità del progetto sta nel modo utilizzato per monitorano le piante?
Esatto, è un’innovazione nella tecnologia di questi sensori nella loro capacità e alta frequenza di monitoraggio. Tra l'altro questi siti sono stati inseriti in una rete nazionale molto ampia che coinvolge oltre 14 atenei forestali in Italia. Grazie a questi sensori stiamo monitorando oltre 200 boschi sul nostro territorio; è un progetto di lungo periodo perché più anni abbiamo, più è robusto il segnale, più è certa l'informazione che otteniamo, ma nel corso del tempo questi sensori resteranno in questi boschi, continueranno a fornire dati di monitoraggio per darci dei segnali di allerta precoce avvisandoci quando gli alberi iniziano ad andare in difficoltà e quale è il modo per aiutare il bosco a superare questi stress
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