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Bertinelli (Parmigiano Reggiano):"Un premio che celebra il nuovo patto transatlantico; siamo emblema dell'Italia, come il Colosseo”

Il presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano D.O.P., tra i vincitori del Transatlantic Award Gala Dinner per la nascita della Parmigiano Reggiano US Corp, racconta a Il Giornale d’Italia l’importanza del riconoscimento, il rapporto con il mercato americano, il tema delle etichette e le prospettive del commercio globale in un contesto geopolitico in evoluzione

03 Dicembre 2025

Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano D.O.P., uno dei vincitori del Transatlantic Award Gala Dinner per la nascita della Parmigiano Reggiano US Corp a tutela del marchio negli Stati Uniti, ha rilasciato un'intervista a Il Giornale d'Italia. 

Parmigiano Reggiano è un'eccellenza italiana. Cosa significa ricevere questo premio?

È un grande riconoscimento per questo prodotto che è molto di più un pezzo di formaggio. Tutti noi italiani ci sentiamo proprietari di un pezzettino del Parmigiano Reggiano. Perché? Perché è un emblema dell'Italia, del saper fare "bello italiano" nel mondo. Un po' come il Colosseo, un po' come la Cappella Sistina. Quindi questo riconoscimento ci gratifica tanto, ma soprattutto per il lavoro importante che stiamo facendo negli Stati Uniti. Lavoro tangibile grazie all'apertura di una corporation che vuole collaborare con gli Stati Uniti per creare valore. Faremo ricerca con le Università americane per studiare dei packaging adatti allo stile di vita americano. Daremo una mano alle catene distributive per valorizzare il prodotto, quindi è appunto un segno tangibile, perché noi non siamo solo un pezzo di formaggio. Siamo un pezzo di Italia che attraverso questa azione vuole rafforzare ancora di più, creando valore, il nostro patto transatlantico.

Come possiamo definire il rapporto delle imprese italiane con l'America?

Ma è un rapporto di grande collaborazione. Gli americani amano i prodotti italiani, amano il cibo italiano, lo sanno riconoscere. Non esiste una competizione e una sovrapposizione. Quindi c'è il Parmigiano Reggiano, ci sono anche i parmesan negli Stati Uniti. Non sono prodotti, come dire sostituibili, hanno due funzioni diverse ed è giusto che con un'adeguata etichettatura di riconoscibilità i cittadini americani siano liberi di poter scegliere quello che gli serve

Quindi lei è a favore del fatto che non ci sia un cambiamento nelle etichette come era stato richiesto dall'Europa?

Per noi è importante che il cittadino, in questo caso americano, non venga confuso. È evidente che se leggo Parmesan e sotto una bandiera italiana e magari ho la foto del Colosseo, un cittadino americano potrebbe travisare e pensare che sia un nostro prodotto. Per noi questo non è un modo corretto di rispettare il cittadino americano come viceversa se ci sono dei formaggi Americani deve esserci spazio per loro in Europa, con un'etichettatura chiara che fa capire la loro origine. Io penso che la trasparenza sia lo strumento migliore per comunicare con il consumatore. C'è spazio per tutti nel mercato, questa è la strada da seguire

Secondo lei, se effettivamente si siglasse l'accordo tra Russia e Stati Uniti d'America, come influirebbe sul commercio internazionale?

Oggi più che mai abbiamo bisogno di sicurezza, abbiamo bisogno di stabilità. Ricordo che per il Parmigiano Reggiano c'è un embargo in Russia dal 2014 da quando la Russia invase l'Ucraina. Il fatto di mettere chiarezza, di porre delle regole trasparenti che guardano al futuro potrebbe riaprire certi mercati, il che significherebbe ristabilire un ordine basato su delle regole. Perciò quello che deve finire è la guerra perché in primis vengono le vite delle persone. Il siglare un accordo, certamente, vorrebbe dire creare una stabilità e quindi riaprire anche le opportunità di mercato.

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