16 Luglio 2025
Aurelio Regina, Delegato del Presidente per l'energia di Confindustria, in occasione dell'evento #Nuclearefuturo è stato intervistato da Il Giornale d'Italia.
Quali sono le priorità strategiche di Confindustria per integrare l'energia nucleare nel mix energetico nazionale?
"Le priorità sono quelle diciamo di arrivare progressivamente ad avere un mix energetico che sia allo stesso tempo compatibile dal punto di vista ambientale rispetto ai temi della decarbonizzazione e gli obiettivi che ci siamo previsti che sia un sistema di prezzi competitivo che quindi permetta diciamo alle imprese italiane di poter competere, se non armi proprie ma insomma di poter competere a livello internazionale, e dall'altro garantire al Paese e quindi al suo sistema industriale di poter contare su una sicurezza di forniture e su un approvvigionamento di energia elettrica compatibile con quelli che sono gli obiettivi che ci siamo previsti e che sono quelli inclusi nel PNIEC.
Immaginiamo che il mercato elettrico sia stabile di consumi invece cresce. Il mercato elettrico è cresciuto l'anno scorso, sono cresciute anche le fonti rinnovabili per la produzione termoelettrica non è decresciuta nonostante vi è stato un ciclo di sole vento e piogge ai massimi livelli. Quindi questo ci fa dire che la crescita della domanda non può essere soddisfatta diciamo interamente dalle rinnovabili. Quindi un ulteriore immissione di un fattore di produzione di energia all'interno del mix energetico e sostitutivo rispetto al termoelettrico, ma non certo rispetto alle rinnovabili le quali rimangono diciamo prioritarie dal punto di vista di sviluppo. Oggi non si è toccato abbastanza secondo me il tema della particolarità italiana. Cioè è difficile comparare l'Italia alla Spagna; la Spagna ha larghi territori, larghe distese in particolar modo in Andalusia, che prevedono come dire la messa a terra di impianti di rinnovabili cosiddetti utility scale, cioè di larghe proporzioni, cosa che noi in Italia facciamo fatica per la nostra olografia per la natura del nostro ambiente, per il fatto che i Paesi città si succedono diciamo uno dietro l'altro che molto del nostro territorio vuole essere tutelato, che abbiamo un territorio agricolo che vuole essere tutelato; questo non ci dà grandissimi spazi e grandissime possibilità per sviluppi di quel tipo. Non siamo purtroppo in Africa. Quindi immaginare come qualcuno immagina di sviluppare rinnovabili nei Paesi del diciamo del Maghreb e poi portarli in Italia comporterebbe, costi oltre che difficoltà esposizione naturalmente anche in questo caso a insicurezza perché naturalmente non è che tutti i Paesi sono sicuri e gestibili noi non possiamo affidare diciamo la nostra sicurezza energetica in maniera così differenziata."
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