25 Marzo 2025
Enrica Ottonello, Responsabile confezionamento di Romanengo, in occasione dell’evento “La Pasqua di Romanengo” è stata intervistata da Il Giornale d’Italia
Data l'opportunità del pubblico di assistere, oggi, alla creazione delle uova di Pasqua, quanto è importante per Romanengo preservare e raccontare i gesti della lavorazione artigianale, in un'epoca sempre più dominata dalla produzione industriale?
“Per Romanengo la cosa più importante è far vedere la manualità di come si fa un prodotto proprio perché le persone capiscano i gesti che ogni artigiano fa tutti i giorni. Per noi non sono mai state importanti le macchine come la persona; quest'ultima ha un grandissimo valore aggiunto nel laboratorio. La maggior parte dei nostri maestri confettieri, infatti, hanno la propria bottega (c'è la bottega del cioccolato, la bottega dei confetti) e quando ognuno di loro viene assunto, non gli si chiede un curriculum perchè lo si vuole formare; viene proprio affiancato al personale che lavora da tanti anni da noi per imparare i gesti, l'occhio, deve rendersi conto di quello che fa con la mano. La macchina è sicuramente un aiuto ma per Romanengo l'attrezzatura non è mai stata così importante come quello che fa l'uomo. Questo è quello che continuiamo a difendere”.
Come selezionate le materie prime per le vostre creazioni pasquali e quali criteri guidano le vostre scelte, in un'epoca in cui i consumatori sono sempre più attenti alla qualità e alla sostenibilità degli alimenti?
“Noi selezioniamo le materie prime in una maniera molto capillare; io sono più legata alla confezione e al packaging, però sono tantissimi anni che lavoro con Romanengo e si va sempre a selezionare la materia prima migliore. Vi faccio un esempio, la frutta si compra sempre nel momento in cui matura come natura (cioè l'arancio si compra a gennaio, la fragola si compra a maggio, la nespola si compra a maggio-giugno come le pesche, le albicocche, i fichi ad agosto-settembre; di mandorle prendiamo le avola, di pistacchio prendiamo quello di Bronte, prendiamo zucchero italiano). C'è proprio un'attenzione molto particolare.
La sostenibilità per noi è importante. Cerchiamo di usare materiali come legno, carta; stiamo togliendoci tutto quello che è cellophane, per quanto riguarda la parte più legata al packaging. Noi, quindi, comprando tutte queste materie prime dal fornitore migliore, tentiamo di creare il prodotto che diamo al consumatore più buono possibile.
Una cosa importante è che Romanengo non usa conservanti e additivi; conserva con lo zucchero che, sebbene sia un po' demonizzato, è l'unica soluzione, se si vuole usare un conservante naturale. Cioè usiamo assolutamente conservanti naturali e, per questo, i nostri prodotti non hanno una durata così grande, perché ovviamente non hanno nessun tipo di additivo che aiuta ad allungare la conservazione”.
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