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Dal Fabbro (Iren): "Investimenti da 2,4 mld al '30 per ridurre spreco d’acqua a meno del 20%; necessario Piano Marshall per affrontare la siccità"

L'intervento del Presidente di Iren Dal Fabbro a Quasar: "Servono investimenti e opere per ridurre la dispersione d'acqua, almeno 10 mld all'anno in Italia e in tutta Europa"

17 Giugno 2024

Luca Dal Fabbro, Presidente di Iren, durante la puntata dedicata al tema dell'acqua, ha dichiarato ai microfoni di Quasar (Rai 2)

La richiesta di acqua sottoporrà l'ambiente ad uno stress idrico come non ha mai conosciuto, anche a causa di cambiamenti climatici. Come si fa a fronteggiare questo problema?

"In realtà l'acqua nel mondo rimane la stessa. Il problema è che viene ridistribuita in maniera diversa. Noi stiamo perdendo per esempio in Italia l'acqua buona, quella dei ghiacciai, perché con il riscaldamento globale quest'acqua si sta sciogliendo e non si sta ricostituendo. La Pianura Padana avrà nei prossimi anni uno stress idrico maggiore. Avremo bisogno di trattare l'acqua in maniera diversa. Non possiamo darla più per scontata. E allora da qui tre cose importanti. La prima è non buttarla via, non disperderla. Noi buttiamo ancora troppa acqua dalle nostre tubazioni, più del 40%. Il gruppo che presiedo investe 2,4 miliardi al 2030 per arrivare a meno del 20%, quindi oltre la media, in maniera più virtuosa rispetto all'Europa, perché riteniamo che l'acqua sia un bene prezioso. E poi non buttarla via, nel senso che noi molta dell'acqua che utilizziamo per cicli industriali piuttosto che l'agricoltura la disperdiamo bisogna raccoglierla e recuperarla. Abbiamo un impianto che per esempio fa questo a Casale a Reggio Emilia che raccoglie l'acqua da usi civili e industriali e la riutilizza per l'agricoltura. E poi l'altra cosa occorre pensare all'acqua in maniera circolare. Molti dei cicli industriali che noi abbiamo ancora disperdono l'acqua".

Sappiamo che il nostro è un pianeta di acqua, ma è quasi tutta acqua salata e anche l'acqua dolce e imprigionata o nelle falde acquifere profonde o nei ghiacci polari, quindi dobbiamo necessariamente intercettare l'acqua piovana. Come intendete farlo?

"Innanzitutto, pensate che di 100 gocce d'acqua che cascano sul nostro territorio ne raccogliamo meno del 5-6%. Quindi, soprattutto le grandi industrie, ma anche le ville o le villette o gli edifici pubblici, possono fare la loro parte. Raccogliere l'acqua che cade sui tetti come faceva la domus romana. La seconda cosa, l'acqua che casca e viene raccolta nelle città arriva nelle fognature. Ecco, lì si può intercettare quell'acqua buona, si può depurare e in parte può essere riutilizzata per cicli industriali o civili, come per esempio la pulizia delle strade o l'innaffiamento di verde urbano".

Ma recupero di altre forme di acqua già utilizzata?

"Pensiamo ai cicli industriali: noi siamo la seconda potenza industriale d'Europa. Utilizziamo tanta acqua. Al 2030 l'incremento dell'utilizzo dell'acqua sarà del più del 40% e più della metà per cicli industriali. Allora l'industria può fare molto. Il riutilizzo e la non dispersione dell'acqua da parte dell'industria, a mio parere, deve essere incentivata. Dobbiamo aiutare le industrie a installare processi moderni per non buttare via l'acqua che viene utilizzata per la produzione, ma viene riutilizzata in un ciclo continuo virtuoso".

Esaminiamo un altro comparto che è altrettanto, l'agricoltura, che ovviamente ha bisogno di tanta acqua, come si può agire in questo ambito?

"L'agricoltura è una sfida che si può vincere, è una sfida complessa. Intanto, con nuove tecnologie di irrigazione, la pianta ha bisogno d'acqua, ma non tutto il campo ha bisogno d'acqua. Quindi, dare l'acqua laddove serve, quando serve, nel modo giusto. E quindi i sistemi di irrigazione sono molto importanti. L'Italia, peraltro, ha tecnologie e ha imprese che fanno della buona irrigazione uno degli aspetti competitivi importanti. Poi, oltre all'irrigazione, c'è il tema dell'utilizzo dell'acqua. L'acqua che viene utilizzata per l'irrigazione non deve essere dispersa e quindi raccolta con sistemi di bacino di raccolta, per esempio come l'impianto che abbiamo a Casale Reggio Emilia, che recupera appunto le acque da cicli urbani e da cicli industriali, viene poi riutilizzata nell'agricoltura. Credo che le nuove tecnologie giocheranno un ruolo importante anche attraverso, per esempio, i droni, cioè vedere quali sono quelle piante e quelle aree del campo meno irrorate e quindi utilizzare sistemi di irrigazione che vanno chirurgicamente a dare l'acqua solo a quella pianta e non a tutto il campo".

L'agricoltura di precisione e quindi la tutela delle acque, richiede degli investimenti anche molto consistenti

"Per la dispersione e quindi per l'eliminazione della dispersione, per l'installazione di nuove tecnologie e di bacini di raccolta, ci vogliono opere e investimenti importanti. Il Paese ne ha bisogno, tutta l'Europa ne ha bisogno, l'Italia ne ha bisogno. Si stimano almeno investimenti per 10 miliardi di euro all'anno. Se vogliamo in qualche modo risolvere il problema della siccità per i prossimi cinque-dieci anni, quindi, sono necessari investimenti massivi. Ci vuole un vero e proprio Piano Marshall per affrontare la questione dell'acqua che abbiamo sempre dato un po' per scontata, ma è la risorsa più preziosa che abbiamo. Siamo fatti in gran parte di acqua. L'industria funziona con l'acqua, l'agricoltura funziona con l'acqua, quindi è un bene essenziale. Richiede investimenti importanti perché l'abbiamo un po' sottovalutata e sottopesata. Ora, con il riscaldamento globale, sta venendo al pettine il nodo e dobbiamo affrontarlo con serietà. Le multiutility come Iren faranno la loro parte e saranno uno dei protagonisti essenziali di questo nuovo ciclo di investimenti importanti nel Paese, che oltre a richiedere decine di miliardi di euro all'anno, richiederà anche manodopera qualificata. Quindi, si parla anche di grandi opportunità di occupazione, sia per tecnici che per operai e scienziati, rappresentando così anche una grande opportunità di crescita per il Paese".

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