05 Novembre 2022
In occasione della XIII edizione del Premio Bruno Leoni, assegnato dal 2008 alle insigni personalità che si sono distinte nel far avanzare le idee della libertà individuale, del mercato, della libera concorrenza, il Direttore Generale Alberto Mingardi ha voluto - nel suo discorso di presentazione di Jimmy Lai, l'imprenditore, editore, democratico, punito dal governo di Hong Kong per le proprie battaglie a favore della libertà, al quale il premio di quest'anno è stato assegnato - riassumere l'essenza stessa del premio Bruno Leoni, il riconoscimento dell'azione concreta per il diritto alla libertà.
"La libertà è una questione concreta" ha affermato, "materiale, libertà di movimento, poter uscire di casa propria e andare dove si vuole, la libertà è libertà di parola, e la libertà, soprattutto, non è una cosa che possiamo riconoscere solo agli amici, a quelli che la pensano come noi, non è solo per le idee che ci piacciono".
"La libertà" ha proseguito, "è la prassi difficile di imparare a rispettare le libertà di tutti, le idee di tutti, perché se non lo facciamo si innesta un clima culturale e politico velenoso".
A seguire, il testo integrale del discorso:
"Questa è la serata del Premio “Bruno Leoni”. Con il Premio Bruno Leoni abbiamo provato a celebrare, nel corso degli anni, i successi di alcuni grandi studiosi ma anche alcuni autentici “missionari” della libertà. Lo spirito, spero Didi Leoni me lo riconoscerà, non è lontano da quello del dedicatario del Premio.
Questa sera, come sapete, premiamo Jimmy Lai - e ringraziamo Sebastien Lai per essere qui con noi. Questa purtroppo non è una “celebrazione”. Non sappiamo quale sarà il futuro di Jimmy Lai e purtroppo sappiamo che non tutte le storie finiscono bene. Ma questa è una storia che vale la pena raccontare, che crediamo debba essere raccontata, e questa sera siamo qui per questo.
Prima di vedere un breve contributo video, vorrei dire poche parole su Jimmy Lai e sulle ragioni di questo Premio.
Questi ultimi anni sono stati poco clementi con le istituzioni della libertà. Ma sono stati anche istruttivi.
Siamo stati costretti a imparare di nuovo, e non dovremmo dimenticarcelo, quali che siano le circostanze, che la libertà è una questione concreta. La libertà è libertà di movimento, che significa potere uscire di casa e decidere liberamente dove andare. La libertà è libertà di parola, che significa non aver nessuno che ti strappa di mano il computer o il telefono con cui stai esprimendo il tuo pensiero. La libertà non è solo per gli amici, non è solo per le idee che ci piacciono, è il difficile esercizio di imparare a rispettare il pensiero di tutti.
I suoi nemici più implacabili sono i produttori di parole, gli scultori del nulla, quelli che ci confondono con formule maestose che il più delle volte servono solo a farci dimenticare una cosa soltanto. Che la libertà è libertà dell’INDIVIDUO, e l’individuo, come ha ricordato di recente Eugenio Somaini in un bel lavoro per il nostro istituto, non si può dividere e non si può neanche sommare, aggregare, annullare in un tutto solo apparentemente più grande.
Le parole grandi, quelle che si scrivono con le maiuscole, servono a nascondere una passione che purtroppo, come riconobbe John Stuart Mill, è tanto più potente del desiderio dell’indipendenza personale. La passione di comandare sugli altri. Purtroppo chi ha la passione di comandare sugli altri di solito è più bravo a manovrare le istituzioni, a navigare nei partiti. E’ più bravo a spiegarci di essere buono, e a convincerci che siccome è buono ha tutto il diritto di dirci come vivere e cosa pensare. E’ per questo che la libertà ha bisogno della vigilanza costante di chi la ha cara, e questa vigilanza costa: costa tempo, costa onori, costa coraggio.
La storia di Jimmy Lai, che in qualche modo vorremmo raccontarvi questa sera, è una storia straordinaria. Comincia con un ragazzino di dodici anni, che scappa da Canton, dove è nato in Cina, verso Hong Kong, nascondendosi nella stiva di una nave. Perché scappa? Dove trova la forza di scappare da un Paese impoverito e frustrato dal comunismo?
Scappa perché gli è capitato di incontrare delle persone che vengono da Hong Kong. E quelle persone gli hanno offerto della cioccolata.
Il capitalismo ha molto a che fare con la cioccolata. Da una parte un’economia orientata a fare le Grandi Cose, dominata dalle parole che si scrivono con le maiuscole. Un’economia forgiata dalla pretesa lungimiranza dei suoi capi politici. Dall’altra c’era la cioccolata: un sistema economico nel quale i fattori della produzione sono messi insieme non in nome di un obiettivo superiore, ma per dare alle persone, per dare agli individui, ciò che essi vogliono.
Questo ha fatto Jimmy Lai nella vita. Arriva a Hong Kong senza niente. Ma ci trova questa tanto esecrata, questa tanto banale libertà capitalistica. Come spesso accade, l’essere stato lasciato indietro gli dà l’impulso per andare avanti. A Hong Kong comincia a lavorare giovanissimo, a tredici anni appena, in un’impresa tessile. E’ sveglio e diventa capo del suo stabilimento. Poi, un giorno, coi suoi risparmi, imprenditore.
Con la sua “Giordano”, si mette al servizio del consumatore. Produce capi di abbigliamento, con grande successo. Inventa una rete di vendita innovativa, ispirandosi ai grandi modelli occidentali: a cominciare da Benetton. E ha altrettanto successo. Vende capi di grande qualità a basso prezzo, accessibili a tutti. Entra poi nel mondo dei media e il suo giornale, Apple Daily, nel giro di pochi anni diventa il secondo, per diffusione, a Hong Kong.
Non è un uomo diverso quello che, negli ultimi anni, si è opposto, senza paracadute, alla fine dell’autonomia di Hong Kong e, quel che più conta, della libertà degli abitanti di Hong Kong. E’ lo stesso uomo, che desiderava dare ai consumatori ciò che volevano - non comandare sugli altri.
E’ per questo profondo, epidermico, istintivo senso della libertà che Lai ha difeso la libertà sua e della città che ama e nella quale ha potuto rivelare tutto il suo talento imprenditoriale. Non sempre le idee giuste vincono. Anche questo è istruttivo. I suoi beni sono stati, come si dice oggi, congelati. I suoi giornali costretti a chiudere, dopo essere andati avanti grazie all’impegno volontario dei giornalisti. Jimmy Lai, oggi, è in carcere.
La sua non è una storia a lieto fine. Ma è una storia importante. La libertà ha bisogno di donne e uomini coraggiosi. Non esistono formule magiche per diffonderla o per difenderla. Abbiamo solo l’esempio di donne e uomini coraggiosi come Jimmy Lai".
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