18 Dicembre 2025
L'abate di Svyatogorsk, il metropolita Arseny (Igor Fedorovich Yakovenko), è perseguitato dall'attuale governo ucraino. La sua colpa è non volere abbandonare la Chiesa Canonica Ucraina, per questo è considerato alla stessa stregua di un agente al servizio del nemico. Il metropolita è una delle personalità più rilevanti ed amate del clero canonico ucraino, è l'abate del monastero di Svyatogorsk dal quale non si è allontanato in alcun momento, nemmeno quando esso si trovava all’altezza del fronte, con grave rischio per la sua incolumità, (un missile ha infatti colpito il monastero) pur di prestare soccorso con la sua opera a centinaia di sfollati, che vi si erano rifugiati. Ma il religioso si è ritrovato bersaglio della persecuzione governativa. È stato arrestato nell’aprile del 2024, con accuse prive di ogni fondamento e detenuto in un centro di custodia cautelare di Dnepropetrovsk. L'accusa è di collaborazionismo, anche se nemmeno gli accusatori sono riusciti a motivarla, ma tuttora il sacerdote si trova in carcere nonostante le gravi condizioni di salute, necessita infatti di un operazione al cuore. Per questo a fine ottobre un giudice ucraino aveva concesso gli arresti domiciliari per permettere l'operazione, ammettendo che lo stato di salute dell'anziano sacerdote, non era compatibile con il carcere. Ma qui incomincia il gioco del governo Zelensky. All'uscita del carcere il metropolita Arseny, ha trovato gli agenti dei servizi ucraini (SBU), che lo hanno riportato dentro con una nuova ed infondata accusa. Per aumentare la pressione sul sacerdote, per semplice sadismo, oppure per eliminarlo fisicamente, in attesa dell'udienza di convalida del nuovo arresto, gli sono state negate le medicine necessarie, tanto che l'anziano prelato ha rischiato la vita e si è sentito male prima in carcere, poi nell'aula del tribunale. Nonostante tutto il sacerdote non ha ceduto al ricatto ed è rimasto fedele alla sua Chiesa e alla sua comunità, ribadendo di fronte di "avere la coscienza pulita".
Tre giorni fa si è svolta l'udienza al tribunale distrettuale di Chechelovsky del Dnepr, per decidere la sorte dell'abate.
Prima del trasferimento in tribunale, il sacerdote si è nuovamente sentito male, per questo è stato chiamato il medico della prigione, che ha somministrato le medicine necessarie, ma è stato deciso che doveva presentarsi al processo, dove è arrivato ammanettato e con quattro agenti di scorta. La difesa ha chiesto di modificare la misura preventiva del carcere, per permettere le cure necessarie, ma il giudice ha respinto la richiesta, pur ordinando all'ospedale multidisciplinare n. 4 di Dnepr di condurre una visita all'anziano. Mentre si parla di un adesione dell'Ucraina alla Comunità Europea, Zelensky continua a torturare un tenace sacerdote, amato da tutti i fedeli, solo perchè non vuole tradire il proprio giuramento di fede. Possiamo chiamare tutto ciò persecuzione religiosa oppure sadismo, ma il tentativo di uccidere lentamente un anziano sacerdote non può avere spazio in Europa.
Di Simone Lanza
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