13 Novembre 2025
Un ex soldato dell'esercito israeliano, Ori Givati, ha raccontato come funziona la quotidianità dei palestinesi in Cisgiordania, vessati da un controllo pressante: "Stiamo col fiato sul collo a 2,5 milioni di persone, non devono sapere nemmeno se riusciranno ad andare a lavorare o a dormire nelle loro case". Poi, l'umiliazione: "Spariamo loro addosso lo skunk, un liquido maleodorante che non va via nemmeno se si lavano i vestiti".
L’ex soldato israeliano Ori Givati descrive in termini crudi la quotidianità del controllo militare in Cisgiordania: “Il palestinese si sveglia al mattino e non sa se sarà al lavoro in orario, va a dormire e non sa se i soldati invaderanno la sua casa. Noi controlliamo i più semplici e basilari momenti della loro vita”. Secondo Givati, il sistema è “progettato per piegare i palestinesi, mostrare loro chi comanda e umiliarli ogni giorno”.
La testimonianza mette in luce una strategia di controllo che va oltre operazioni militari isolate e assume la forma di pressione psicologica permanente. Il racconto sottolinea come la presenza militare costante miri non solo a neutralizzare minacce, ma a instillare rassegnazione e soggezione tra 2,5 milioni di persone in Cisgiordania.
Parallelamente, numerose segnalazioni palestinesi denunciano l’uso diffuso dello “skunk”, un liquido maleodorante impiegato dalle forze di sicurezza israeliane per disperdere manifestazioni e marcare abitazioni. Testimonianze parlano di un odore paragonato a “carne marcia” o “fogna”, difficile da rimuovere da pelli, vestiti e ambienti domestici. Per chi lo subisce, lo skunk diventa un’ulteriore arma di umiliazione: lascia tracce persistenti che isolano socialmente le famiglie colpite e degradano la loro dignità.
Critici e difensori dei diritti umani avvertono che pratiche di questo tipo — se confermate sistematiche — sollevano questioni legali ed etiche rilevanti. Le autorità israeliane, da parte loro, in passato hanno difeso l’uso di mezzi non letali per mantenere l’ordine, ma l’effetto cumulativo sul tessuto sociale palestinese resta oggetto di forte condanna e crescente allarme internazionale.
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