13 Ottobre 2025
"Voglio dirvi che ovunque abbiamo combattuto, abbiamo vinto, ma allo stesso tempo devo dirvi che la campagna militare non è finita". Per Benjamin Netanyahu la guerra contro i "nemici" non è finita. Neanche dopo che la stessa Israele e Hamas hanno sottoscritto il piano di "pace" proposto da Trump. Neanche dopo che Trump stesso, prima di arrivare alla Knesset oggi 13 ottobre, ha ribadito "La guerra è finita. Penso che il cessate il fuoco reggerà".
In occasione dello storico ritorno degli ostaggi israeliani avvenuto oggi in due tranches separate, il premier Netanyahu ha tenuto un discorso alla Nazione ieri, 12 ottobre, mescolando ai buoni propositi - l'appello all'unità - e alle parole di vicinanza ai familiari ("È una serata di lacrime, una serata di felicità"), l'allarmismo per un ritorno alle armi. "La campagna militare non è finita" ha annunciato Netanyahu dopo aver incensato la grandezza di Israele per aver "ottenuto vittorie spettacolari, vittorie che hanno stupito il mondo intero". "Ci attendono ancora sfide molto significative per la sicurezza. Alcuni dei nostri nemici stanno cercando di riprendersi per attaccarci di nuovo. E, come diciamo, 'Ci siamo'". L'appello all'unità ha riguardato anche questo: non solo un'unità davanti al dolore, ma davanti ai prossimi conflitti: insieme, ha insistito Netanyahu, "supereremo le sfide e coglieremo le opportunità". La liberazione degli ostaggi, definita dal premier israeliano l'inizio di un "nuovo percorso di ricostruzione e guarigione", non è sufficiente a dire "conclusa" la guerra: Israele continuerà a vincere. (...) Insieme continueremo a rafforzare il nostro Paese, insieme continueremo a vincere e, con l'aiuto di Dio, insieme garantiremo l'eternità di Israele".
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