27 Settembre 2025
Oltre il danno, la beffa. Il discorso di Benjamin Netanyahu alle Nazioni Unite, in cui lui ha continuato a negare l'evidenza del genocidio a Gaza, non è stato abbastanza. Il premier israeliano ha infatti ordinato di trasmetterlo in diretta in tutta la Striscia tramite altoparlanti e di hackerare i telefoni dei gazawi per far loro arrivare un messaggio con il testo completo dell'intervento.
Benjamin Netanyahu ha scelto la strada della propaganda più invasiva per il suo discorso all’Assemblea Generale dell’Onu. Mentre parlava a una sala semivuota a New York, in Palestina veniva ordinata la diffusione del messaggio con altoparlanti installati al confine e intrusioni nei cellulari dei gazawi. L’obiettivo dichiarato: costringere un’intera popolazione sotto assedio ad ascoltare le sue parole.
La decisione ha scatenato polemiche persino in Israele. Famiglie di ostaggi hanno definito la mossa “un abuso psicologico”, mentre il leader dell’opposizione Yair Lapid ha ironizzato: “Netanyahu non è Kim Jong Un, i soldati non devono rischiare la vita per diffondere i suoi discorsi”. Alla fine i sistemi acustici sono rimasti sul lato israeliano e usati soprattutto a scopo propagandistico.
A Gaza, però, nessuno ha avuto bisogno di forzature per ascoltare. “Tutti volevano capire cosa ci attende”, spiega Rami, educatore di Nuseirat. Ma le sue parole non hanno portato soluzioni, solo la promessa di “finire il lavoro” contro Hamas, che per la popolazione civile si traduce in nuove stragi.
Il contrasto tra il discorso e la realtà è drammatico: mentre Netanyahu parlava di aiuti che entrerebbero nella Striscia, un ragazzo di 17 anni moriva di fame. Sono già 440 i morti per malnutrizione, di cui 147 bambini. Con la chiusura del valico di Zikim i pasti distribuiti sono dimezzati e le cucine comunitarie stanno chiudendo. La propaganda israeliana, nel frattempo, amplifica il silenzio del mondo di fronte a una carestia indotta.
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