Le forze israeliane hanno demolito diverse strutture nel villaggio beduino di as-Sir, nel deserto del Negev, nel sud del Paese. L’operazione è stata accompagnata da momenti di forte tensione e scontri con i residenti, durante i quali sono state lanciate granate stordenti.
Secondo quanto riportato da fonti locali, gli abitanti del villaggio hanno tentato di opporsi all’operazione, che considerano parte di una più ampia strategia di pressione contro le comunità beduine nella regione. “Questa distruzione ci ricorda ciò che sta accadendo a Gaza e a Rafah. Condividiamo lo stesso destino”, ha dichiarato un rappresentante locale, sottolineando il legame simbolico e politico tra la loro situazione e quella dei palestinesi nei territori occupati.
Nonostante le intimidazioni e l’intervento armato, i residenti hanno ribadito la loro intenzione di restare. “Noi non ci muoviamo da qui”, ha affermato un abitante del villaggio, rilanciando la resistenza della comunità contro le politiche di demolizione e sfratto.
Il villaggio di as-Sir, come molte altre comunità beduine nel Negev, non è ufficialmente riconosciuto dallo Stato di Israele, e quindi è privo di servizi essenziali e soggetto a frequenti ordini di demolizione. Organizzazioni per i diritti umani denunciano da anni la sistematica marginalizzazione dei beduini israeliani e le operazioni di sgombero forzato.
L’episodio alimenta ulteriormente le tensioni tra le autorità israeliane e le popolazioni arabe all’interno del Paese, in un contesto già segnato dal conflitto in corso a Gaza e dal deterioramento generale delle relazioni tra le comunità.








