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New York, candidato sindaco Mamdani avvisa Netanyahu: “Lo arresteremo se mette piede in città, non bastano più dichiarazioni simboliche” - VIDEO

Per Mamdani l'arresto di Netanyahu sarebbe necessario. “I nostri valori sono in linea con il diritto internazionale; è ora che lo siano anche le nostre azioni”, ha dichiarato

26 Giugno 2025

Non bastano più prese di posizione simboliche: a New York, il candidato democratico alla carica di sindaco, Zohran Mamdani, ha avvisato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “Lo arresteremo se mette piede in città”, ha dichiarato senza esitazioni, promettendo un cambio di passo radicale rispetto alla linea della politica federale e alle ambiguità del passato.

New York, candidato sindaco Mamdani avvisa Netanyahu: “Lo arresteremo se mette piede in città, non bastano più dichiarazioni simboliche”

Un'affermazione destinata a lasciare il segno, che Mamdani ha motivato nel corso di una recente intervista in cui ha delineato la propria visione per New York City, basata su un allineamento esplicito “ai valori del diritto internazionale”. Un impegno, il suo, che va oltre la retorica. Quando l’intervistatore lo ha incalzato su cosa accadrebbe se Netanyahu visitasse New York durante il suo mandato, Mamdani non ha esitato: “Lo arresteremo”. E ha rincarato: “I nostri valori sono in linea con il diritto internazionale; è ora che lo siano anche le nostre azioni”.

La posizione del candidato ha aperto un fronte di discussione anche sul piano legale. Gli Stati Uniti, infatti, non hanno mai ratificato lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, che obbligherebbe gli Stati firmatari ad eseguire i mandati d’arresto emessi dall’Aja. Mamdani, però, non si è fatto intimidire dal rilievo giuridico: “È ora di fare un passo avanti e di chiarire cosa siamo disposti a fare per mettere in luce ciò che chiaramente manca nell’amministrazione federale”.

Sostenuto dalla sinistra progressista e legato ai movimenti anti-apartheid, Mamdani ha fatto della sua campagna un attacco diretto a quella che definisce “la complicità silenziosa” nei confronti del governo israeliano, puntando il dito anche contro gli “insostenibili costi della vita” a New York e denunciando apertamente il “genocidio ed apartheid israeliani”.

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