Zohran Mamdani, chi è il candidato dem a sindaco di New York che ha vinto le primarie contro Cuomo: musulmano e pro-Palestina

Sono terminate mercoledì 25 giugno le primarie del Partito Democratico statunitense, indette per determinare chi sarà il candidato sindaco ufficiale dei dem per New York. La scelta è ricaduta su Zahran Mamdani, che ha battuto il favorito Andrew Cuomo di circa il 7% dei voti validi in più. Mamdani sarebbe il primo sindaco della Grande Mela musulmano e socialista, a solamente 33 anni.

La città di New York è una roccaforte democratica: per questo, ci si aspetta che chi vince le primarie del partito dem, poi verrà eletto sindaco. Non bisogna dimenticare, però, i recenti primi cittadini moderati, anche candidati come indipendenti. Non un risultato assolutamente certo, quindi, ma Mamdani ha molte chance di sedersi sulla poltrona più importante di New York.

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Zohran Mamdani ha 33 anni ed è membro dell'Assemblea Generale dello Stato di New York. È nato in Uganda da Mahmood Mamdani, professore e ricercatore indiano, ora docente a Harvard, e Mira Nair, regista e sceneggiatrice indiana. Musulmano, ha ottenuto la cittadinanza americana solamente nel 2018 e ha dichiarato di essere iscritto sia al Partito Socialista Democratico, sia al Partito Democratico, auto-definendosi "socialdemocratico". La sua candidatura è sostenuta dal senatore socialista Bernie Sanders e dalla deputata dem Alexandra Ocasio-Cortez.

La campagna elettorale di Mamdani, prevalentemente sui social network, si è concentrata sul proporre nuove idee e iniziative per la città di New York: garantire il trasporto pubblico gratuito agli abitanti della Grande Mela, così come gli asili nido e le scuole dell'infanzia, bloccare l'incremento degli affitti e assicurare prezzi calmierati, investire sulla costruzione di appartamenti e aprire supermercati con beni essenziali a costi popolari.

Il candidato dem è favorevole alla legalizzazione della marijuana e ai diritti delle persone della comunità LGBT+. Inoltre sostiene il diritto di esistere dello Stato d'Israele, pur avendo posizioni molto nette sul genocidio di Gaza ed essendo pro-Palestina.