13 Luglio 2025
"I miei genitori presero parte alla rivolta del ghetto di Varsavia. Furono trasportati nei campi di concentramento. La mia famiglia fu sterminata. Proprio grazie al loro insegnamento non rimarrò in silenzio mentre Israele commette ogni giorno crimini contro il popolo palestinese". Parole di Norman Finkelstein, ebreo scienziato politico americano e autore, specializzato in questioni legate al conflitto israelo-palestinese. Queste parole risalgono a ben dodici anni fa, 2008, quando fu invitato a tenere un discorso all'Università di Waterloo. Durante il discorso, una ragazza ebrea ha gettato la carta dell'Olocausto per criticarlo. Parole che tornato molto attuali visto genocidio nella striscia di Gaza.
"Durante il suo discorso ha fatto molti riferimenti agli ebrei", esordisce la ragazza. "Così come a certi ebrei presenti in questa sala, paragonandoli a dei nazisti. Questo è estremamente offensivo per certe persone che sono tedesche e per coloro che hanno sofferto il nazismo". "Io non rispetto più questo discorso", la risposta di Finkelstein. "Non mi piacciono, e non rispetto, le lacrime di coccodrillo". Risposta che ha fatto indispettire il pubblico in sala, fino a quando lo scienziato ha potuto riprendere parola: "A me non piace giocare, di fronte ad un pubblico, la carta dell'Olocausto. Adesso, però, mi sento in dovere di farlo. Mio padre fu ad Auschwitz, mia madre nel campo di concentramento di Majdanek. Ogni singolo membro della mia famiglia, da entrambi i lati, è stato sterminato. Entrambi i miei genitori presero parte alla rivolta del ghetto di Varsavia. Ed è proprio dalla lezione avuta dai miei genitori che io non rimarrò in silenzio mentre Israele commette crimini contro il popolo palestinese. Non c'è cosa più brutta che utilizzare il martirio del popolo ebraico per giustificare le torture e le brutalità commesse. Io mi rifiuto di farmi soggiogare dalle lacrime. Se voi avete un cuore, dovreste piangere per il popolo palestinese".
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