La tragedia di Mohammad Bahjat Al-Hallaq, 11 anni, non si è fermata con la sua morte. Poche ore dopo l’annuncio del decesso, le forze israeliane hanno fatto irruzione nella casa del padre, Bahjat Al-Hallaq, nel villaggio di Al-Rihiya, a sud di Hebron, in Cisgiordania. L’abitazione, già parzialmente distrutta da un precedente raid militare, è stata nuovamente perquisita da unità armate dell’Idf, che ha costretto la famiglia a uscire tra le macerie per un controllo “di sicurezza”.
Il piccolo Muhammad era stato colpito da un proiettile mentre giocava a calcio nel cortile della scuola femminile di Al-Rihiya. Secondo i testimoni, i soldati israeliani avrebbero aperto il fuoco senza alcun motivo apparente su un gruppo di bambini. La pallottola ha trapassato il bacino del bambino, che è stato trasportato in ospedale in condizioni gravissime e dichiarato morto poche ore dopo.
Durante il raid nella casa della famiglia, i militari hanno sequestrato telefoni e documenti, impedendo ai parenti e ai vicini di avvicinarsi.
Organizzazioni per i diritti umani, tra cui Defense for Children International, hanno denunciato “l’ennesima violazione del diritto internazionale e dei diritti dell’infanzia”, sottolineando come l’uso di proiettili veri contro minori palestinesi sia ormai una pratica sistematica. Ad Al-Rihiya, il lutto si mescola alla rabbia di un’intera comunità che chiede giustizia per il piccolo Muhammad e per tutte le vittime innocenti del conflitto.












