28 Novembre 2022
Piazza Tienanmen a Pechino è conosciuta come simbolo di oppressione e grido alla libertà del popolo cinese contro la censura e la disinformazione. Un luogo simbolico, che vide il massacro di centinaia di persone durante le rivolte combattute da aprile a giugno 1989, culminate con la marcia del 4 giugno. Una rivolta che richiama quella attuale, che si sta combattendo in questi giorni per le strade, contro le restrizioni anti-covid che il governo cinese vuole imporre nuovamente ai cittadini. "La libertà innanzi tutto e sopra tutto", come disse Benedetto Croce, quella ricercata dal popolo cinese e condivisa da tutto il mondo.
Il 4 giugno 1989, circa 100.000 persone marciarono per le strade di Pechino, chiedendo libertà nei media e dialogo tra le autorità del partito comunista e gli studenti. La protesta studentesca era iniziata mesi prima, il 15 aprile. In quell’anno, molti regimi comunisti nel mondo furono contestati dai propri cittadini, stanchi delle repressioni, gridando alla libertà e alla democrazia. Un grido così forte che si fece sentire anche nella più repressa Cina.
Studenti provenienti da più di 40 università marciarono uniti su piazza Tienanmen, a dar loro manforte anche intellettuali, lavoratori e operai da tutto il circondario. In piazza stazionavano più di 1 milione di persone alla ricerca della libertà. Il 20 maggio il governo impose la Legge marziale a Pechino e da quel giorno reparti corazzati furono inviati per disperdere i manifestanti. Il calcolo ufficiale del massacro fu di 319 vittime, ma secondo le organizzazioni internazionali furono molti di più, occultati dallo Stato.
Tra le immagini che sempre verranno ricordate nella storia, il coraggioso gesto del “rivoltoso sconosciuto”, un anonimo studente che solo e disarmato si oppose al passaggio di un plotone di carri armati diretti verso la folla. Le fotografie che lo ritraggono sono diventate celebri in tutto il mondo e, nonostante l'esito drammatico e l’alto numero di vittime, la protesta diede modo all'intero mondo di conoscere la repressione del governo cinese in tema di diritti umani e libertà di espressione.
Le proteste di Tienanmen del 1989 furono un momento critico nella storia moderna della Paese, motivo per il quale il governo cinese teme questa ricorrenza ed una sua possibile ripercussione negli anni. La censura del Partito Comunista Cinese sui mass media ha perciò cancellato ogni allusione a fatti e notizie, ma il ricordo resta impresso nella memoria del Paese.
Nel mondo occidentale la protesta viene considerata un evento chiave dei diritti umani del XX secolo, ma in Cina il solo parlarne è considerato un tabù.
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