Francesco Minotti, Amministratore Delegato di Mediocredito Centrale, in occasione del 129° Consiglio nazionale della Fabi ha dichiarato:
"La riflessione è molto importante: il progetto è ancora valido? Sì, nella misura in cui rimaniamo focalizzati su determinate aree geografiche. Tuttavia, come è noto, le acquisizioni si fanno se ci sono realtà da acquisire. E oggi, nel Sud, non ci sono progetti in questo senso. Un anno e mezzo fa c’è stata una situazione — emersa anche sui giornali — che noi, come altri operatori, abbiamo valutato. Ma non era in linea né con i nostri criteri né con i numeri, quindi non ha destato interesse.
Oggi si parla di un risiko bancario a livello nazionale che potrebbe generare movimenti nei prossimi mesi. Questo per noi rappresenta un’opportunità, perché se altri si concentrano altrove, noi possiamo essere più focalizzati. Abbiamo già iniziato a muoverci e intendiamo proseguire il nostro percorso.
Nei prossimi mesi rifletteremo in Consiglio di amministrazione sull’ampliamento della copertura territoriale. Stiamo lavorando tramite Mediocredito, che è stato riorganizzato e assegnato alle direzioni territoriali per seguire meglio i territori. Valuteremo anche un’espansione della rete di BDM Banca, che ha recuperato efficienza.
Il nostro azionista, ovvero lo Stato tramite la controllata, segue con attenzione e sostiene molte delle nostre attività nel Mezzogiorno. C’è grande apprezzamento per il lavoro che stiamo facendo. Al momento, però, non sono in programma operazioni straordinarie o oggetto di discussione.
Il tema della previdenza è centrale per il Paese. Siamo un popolo naturalmente portato al risparmio, ma poco orientato a finalizzarlo. Se guardiamo i dati, gli italiani hanno un elevato risparmio privato ma convivono con un alto debito pubblico. In Europa la situazione è opposta: meno risparmio privato, ma anche meno debito pubblico.
Nel mondo anglosassone il risparmio è da sempre legato all’investimento, mentre da noi la cultura è stata storicamente quella del BTP e dell’obbligazionario pubblico. Oggi si lavora molto per diffondere l’educazione finanziaria. I fondi pensione nel sistema bancario esistono da prima della legge del ’92, ma nel resto del mondo del lavoro sono arrivati dopo e con tassi di adesione ancora troppo bassi.
Nel Sud, in particolare, la conoscenza e l’uso degli strumenti finanziari innovativi sono ancora limitati. Se analizziamo la presenza di aziende quotate o gli investimenti in private equity, scopriamo che solo il 6% di questi si concentra su un terzo del territorio nazionale. Sui minibond, invece, grazie anche al nostro impegno, abbiamo raggiunto una quota del 10%.
Abbiamo lavorato con diverse finanziarie regionali — Puglia, Campania, e più recentemente Sicilia — su emissioni obbligazionarie con garanzie rafforzate. È un percorso utile per sostenere le PMI, che devono iniziare ad affiancare alla classica operazione bancaria altre soluzioni.
Si parla molto di fondi, ma non sono adatti a tutte le imprese: servono competenze, struttura e visione. C’è anche un tema culturale, che riguarda tutti: imprese, lavoratori, famiglie. Credo che il sistema bancario, nel complesso, abbia fatto la sua parte, nonostante qualche incidente nel passato.
Negli anni ’90 e nei primi 2000, la riduzione dei rendimenti obbligazionari ha portato alla crescita del risparmio gestito, anche se non senza difficoltà. Oggi, però, i colleghi sono mediamente molto preparati e il mercato degli investimenti è articolato tra banche, consulenti e promotori, che a loro volta fanno parte del risiko finanziario in atto. In ogni caso, il risparmio resta un tema fondamentale per l’Italia."