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Maioli (Credit Agricole): "Non faremo operazioni ostili al governo, noi guardiamo al lungo termine: siamo osservatori del risiko in atto"

L'intervento di Giampiero Maioli, Presidente di Credit Agricole: "Quando si lascia uno spazio lo si occupa: le banche di credito cooperativo stanno aumentando quote di mercato dove altri stanno chiudendo, questo è il dato di realtà"

27 Maggio 2025

Giampiero Maioli, Presidente di Credit Agricole, in occasione del 129° Consiglio nazionale della Fabi a Milano ha dichiarato:

"Non faremo mai operazioni ostili. In questa stagione del risiko non siamo attori protagonisti nè vogliamo esserlo. È tale l'incertezza sul mercato che la nostra posizione la trovo saggia siamo attenti osservatori ma non attivi in questo momento. Il vantaggio competitivo che abbiamo è guardare le cose nel lungo, lunghissimo termine, non a 3 o 4 mesi. Questa è la logica che abbiamo e che credo non cambierà.

In Francia il nostro gruppo conta 6.600 sportelli. Ho voluto analizzare i numeri per provare a fare un confronto e capire cosa potrebbe accadere anche in Italia. La prima considerazione è che, probabilmente, abbiamo accettato di sacrificare qualche punto in termini di efficienza dei costi pur di mantenere una rete fisica molto capillare.

La seconda osservazione riguarda il fatto che, in Francia, il mercato vede una forte presenza di grandi banche digitali. Anche in Italia stanno arrivando, alcune sono già qui, ben evolute e molto performanti. Tuttavia, questo non esclude l'importanza della presenza fisica sul territorio. Le sinergie e l’ottimizzazione dei costi sono ormai una necessità per tutti, ma bisogna fare attenzione a non immaginare una “desertificazione bancaria” dei territori più rapida del problema stesso.

Credo che una delle ragioni di questa differenza sia che almeno tre delle prime cinque grandi banche francesi — noi compresi — sono banche mutualistiche o cooperative. Non hanno come unico mantra la redditività, ma svolgono anche un ruolo sociale nei confronti dei clienti, dei dipendenti e dei territori.

Aggiungo un'altra riflessione: quando si lascia uno spazio, prima o poi qualcuno lo occupa. Le banche di credito cooperativo in Italia, ad esempio, stanno crescendo, aumentando le loro quote di mercato proprio nei territori dove altri operatori si sono ritirati. Chiudere uno sportello non significa semplicemente “fine della storia”: c'è sempre qualcuno pronto a subentrare, che sia la Posta o una banca locale.

Vorrei anche aggiungere una considerazione che ci siamo scambiati più volte: spesso si pensa che l’Italia possa diventare la Morgan Stanley d’Europa. Ma guardiamoci in faccia: quante vere multinazionali abbiamo? Quattro, cinque? La media degli addetti per impresa in Italia è tra i 10 e i 20. Questa è la nostra realtà. Le nostre imprese, proprio perché più piccole, sono anche più elastiche. Ed è qui che dobbiamo tenere conto della vera economia, quella reale, non solo quella finanziaria. Valutare tutto questo, come abbiamo sempre fatto.

Noi sul tema degli sportelli abbiamo maturato un’esperienza importante grazie a tante acquisizioni. All'inizio le nostre opinioni erano diverse, ma con il tempo e l’esperienza — penso ad esempio alla recente acquisizione del gruppo Carige — abbiamo capito quanto sia difficile un’integrazione senza una banca radicata nel territorio. Abbiamo ottenuto una presenza importante in Sicilia, un’area dove prima eravamo molto meno presenti. E credo che abbiamo dimostrato una reale attitudine al radicamento territoriale.

Ci ha sempre colpito positivamente il fatto che, in regioni come la Valtellina, la Sicilia o le Marche, dove ci siamo insediati, la gente all’inizio pensava che fossimo di passaggio. Poi, quando ci vede operare concretamente, si rendono conto che ci siamo davvero. E questi gesti contano. Abbiamo aperto un centro per le startup a Sondrio, un altro pochi mesi fa a Catania, portando lì anche Fabrizio Capobianco, imprenditore innovativo della Silicon Valley. Quest’anno speriamo di aprirne uno a Napoli. Il messaggio è chiaro: ovunque tu vada, puoi portare innovazione, attrarre talenti e coinvolgere i giovani.

Per noi, che siamo la più grande banca di territorio al mondo, sarebbe impensabile non replicare questo approccio ovunque operiamo. Naturalmente, valuteremo la presenza degli sportelli anche alla luce di tutte queste considerazioni.

Infine, sul tema di BPS (Banca Popolare di Sondrio): è da 15 anni che abbiamo rapporti di partnership con loro. Le cose sono sempre andate bene, così come con altri attori del credito. Credo sia uno dei nostri principali clienti a livello europeo. Non faccio distinzioni: abbiamo sempre cercato di costruire accordi perché le nostre "fabbriche" (i prodotti e i servizi bancari) hanno bisogno di piattaforme distributive solide.

Ma, come in ogni relazione, bisogna essere in due. Noi siamo ben disposti, lo siamo sempre stati. Abbiamo una visione di lungo periodo, ma molto dipenderà dalle scelte strategiche e dalla visione che i nostri interlocutori decideranno di adottare. E questo, ovviamente, spetta a loro."

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