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Magri (ISPI): "L’Italia non resti indifferente su Gaza; necessario porre fine alla guerra in Ucraina che provoca morti e danni economici"

Giornale d’Italia ha intervistato Paolo Magri, Presidente del Comitato Scientifico ISPI: "Non si può fare alcuna previsione sull'andamento dei dazi di Trump, è un presidente erratico soprattutto alla luce del rilancio al 50%"

26 Maggio 2025

Paolo MagriPresidente Comitato Scientifico dell'ISPI, in occasione del Festival dell'Economia di Trento, è stato intervistato da Il Giornale d'italia.

"Per buona parte della sessione abbiamo parlato del rischio della disperazione in un mondo sempre più difficile. Abbiamo esaminato la situazione russa, quella drammatica a Gaza, e discusso dell’Europa che cerca di reagire. Ed è proprio sull’Europa che Romano Prodi, protagonista di questa sessione, ha concentrato il messaggio di speranza: un’Europa che ci ha garantito 80 anni di pace dovrà garantirne altri nei decenni a venire. L’Europa sta e deve fare passi rapidi e importanti e saggi per garantire la pace."

Ha citato Gaza, parlando di genocidio in corso e lì il dovere della speranza qual è?

"Sono fermo nell'esprimere lo sdegno nei confronti dell’orrore, non mi spingo a usare il termine “genocidio”, non sta a noi stabilire se sia il termine corretto. Di certo, lì oggi c’è pochissima speranza. E noi non possiamo voltare lo sguardo dall’altra parte. Certamente non basta lo sdegno: l’Italia, come altri Paesi europei, deve prendere una posizione ferma. Anche se simbolica, è necessario andare oltre le parole, con fatti concreti per fermare quanto sta accadendo. Non si tratta più di semplici danni collaterali di una guerra, ma di qualcosa di più grave. Lei ha usato la parola “genocidio”, l’hanno usata anche altri, ma qualcosa di più lo dobbiamo davvero fermare. Non possiamo girarci dall'altra parte."

Perché il governo italiano ancora non si è espresso?

"Non è solo il nostro governo. C’è chiaramente una certa resistenza, forse il timore che una presa di posizione venga percepita come antisemita o anti-israeliana. Ma credo che non sia più il momento delle esitazioni. Siamo amici di Israele, non siamo certamente antisemiti, ma non possiamo essere a favore della morte per fame dei bambini."

Abbiamo rinunciato al gas russo, e ora lo compriamo dagli Stati Uniti, liquido e a cinque volte il prezzo ed è lo stesso gas russo che viene rivenduto attraverso l’India. Come possiamo uscire da questo loop?

"Usciremo da questo loop quando Putin deciderà che è il momento di una tregua, di una pace. Solo allora potremo valutare, con gradualità, di tornare ad acquistare qualcosa che oggi ci costa molto di più. Al momento stiamo scegliendo di anteporre la difesa dei diritti e della giustizia al mero interesse economico."

Come possiamo mediare tra il giusto interesse per la libertà e la difesa dei diritti con le dinamiche geopolitiche e le ingerenze, come quelle degli Stati Uniti e della NATO in Ucraina? La Nuland ha dichiarato che gli USA hanno speso 5 miliardi per spingere l’Ucraina verso l’UE e la NATO.

"Non può chiedermi di ricostruire vent’anni di storia in trenta secondi. In questi anni abbiamo cercato di capire anche le ragioni della Russia. Ma credo che, dopo tre anni di guerra, non si tratti più di cercare “le ragioni” di qualcuno. Ora è il momento di fermare questa guerra, che sta provocando danni ma soprattutto sta facendo morire delle persone."

I dazi di Trump sono più una strategia negoziale, oppure c’è un’isteria di fondo?

"Chi può dirlo? È la domanda che ci facciamo tutti qui al Festival dell’Economia. La dichiarazione di ieri “torniamo al 50%” può certamente essere letta come una mossa tattica, il negoziato è fermo, e lui rilancia in quel modo. Ma una cosa è certa: sui dazi, come su altri temi, con Trump non si può fare alcuna previsione. È un presidente erratico, lo è molto di più di quanto pensassimo."

 

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