06 Novembre 2025
Daniel Ponticelli, musicista, ha rilasciato un'intervista al Il Giornale d'Italiain occasione della sua laurea presso il Conservatorio di Milano, in cui ha parlato del suo progetto che unisce musica jazz e architettura.
Quando è nata la sua passione per il piano?
La mia passione per il piano è nata all'età di 11 anni e ho cominciato con gli studi classici e dopodiché ho intrapreso gli studi jazzistici. Mi sono poi trasferito a Trieste a studiare la triennale in pianoforte jazz e poi eccoci qui al Conservatorio di Milano in composizione jazz.
Quanto è importante questo progetto per te?
Questo progetto è fondamentale per me, è il primo in assoluto a capo insomma me e l'Orchestra Sinfonica di Milano.
Questo progetto poi verrà proposto alla triennale di Milano sotto forma di conferenza con l'Ordine degli Architetti di Roma e il Politecnico di Milano.
Ok, quindi come si evolverà? A cosa andrà a sfociare esattamente?
Questo progetto andrà poi a sfociare, da quella che è ad oggi una tesi accademica, in un dottorato, cioè in una pubblicazione scientifica e quindi con i caratteri insomma di quella che può essere appunto a tutti gli effetti una ricerca di dottorato.
E per che novità? Qual è l'aspetto più innovativo di questa ricerca?
L'aspetto più innovativo, diciamo che io mi sono rifatto a questo argomento che è stato oggetto di ricerca già dal musicista Senakis e l'architetto Le Corbusier.
Loro hanno ragionato molto dal punto di vista matematico, quindi con i numeri, con il serialismo che è la tecnica del Novecento, mentre io mi è piaciuto avere un approccio molto più bambinesco, molto più a carattere istintivo. Quindi sicuramente mi sono rifatto alle variabili come può essere la texture dell'edificio, il colore, la posizione, il contrasto soprattutto tra esterni e interni. E quindi man mano insomma procedevo poi con i vari edifici, ho scelto questi tre architetti della seconda metà del Novecento, che sono Tadao Ando,Ricardo Bofill e Coop Himmelb(l)au.
E quindi la tua passione per l'architettura da dove deriva?
La mia passione per l'architettura deriva sicuramente da una piccola parte da mio zio che è architetto e quindi si è sempre respirata un po' di progettistica a casa. Però ecco, in realtà questo progetto poi è nato per gioco, per scherzo con il mio docente perché definendomi sempre un tipo molto razionale, schematico, mi ha così suggerito, invitato a presentare un progetto appunto strutturato, molto architettonico, molto schematico ecco, e che va completamente apparentemente in contrasto con quella che è il linguaggio jazz che è puramente, meramente insomma creativo, irrazionale. Quindi è stato veramente un bellissimo gioco, un bellissimo accostamento secondo me.
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