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Vezzoli (artista): "Presentata l'opera 'Comizi di non amore' per la Milano Art Week: le lacrime non sono mai rappresentate nell'arte"

Il Giornale d'Italia ha intervistato Francesco Vezzoli, artista di "Comizi di non amore": "le lacrime sono la parte più privata del mio lavoro, ne diventerò maestro"

05 Aprile 2024

Francesco Vezzoli, artista di  Comizi di non amore – The prequel (Contestant n.3: Marianne Faithfull), in occasione della Conferenza stampa di presentazione del programma di Milano Art Week 2024, ha dichiarato a Il Giornale d'Italia:

"È un ritratto che ho fatto a Marian Faithful quando, insieme a Catherine Deneuve e Antonella Lualdi, ha partecipato ad una delle mie produzioni video. Si chiamava Comizi di non amore. Era una vera/finta puntata pilota di un ipotetico talk reality dove queste candidate, come all'interno diciamo di un programma tipico di Maria De Filippi, sceglievano un ipotetico fidanzato. Il gioco situazionista consisteva nel fatto che tutto il pubblico, che era un pubblico vero, cioè un pubblico professionista di quelli che partecipano a questo tipo di trasmissioni, pensava che questa fosse una reale puntata pilota, però probabilmente di un grande show del sabato sera vista la caratura delle ospiti e quindi si è creato un interessantissimo corto circuito dove nessuno capiva più niente. Dal momento in cui abbiamo girato questa ipotetica puntata pilota negli studi di DinoCittà, cioè i vecchi studi di Dino De Laurentis, molte persone del mondo dello spettacolo che erano negli stessi studi sono venuti a vedere questa grande produzione. Anche loro pensando che fosse vera, attirati dalla curiosità verso le artiste che partecipavano e quindi diciamo che per 48 ore abbiamo vissuto in una specie di mondo parallelo. Venivo anche fermato per strada dai ragazzi di Roma che mi chiedevano di partecipare a questo reality. Credo che quella per me sia stata la vera opera d'arte".

Francesco ci sono le lacrime, quanto sono importanti le lacrime sia di gioia sia di dolore? 

"Le lacrime sono importanti perché non sono rappresentate nella storia dell'arte. Apparentemente noi, in un immaginario diciamo banale o semplificativo ci farebbe pensare che l'arte è naturalmente collegata alle emozioni. Essendo che le lacrime sono probabilmente il segno di emozione più tangibile, più onesto, più palese che si possa immaginare,  dovremmo immaginare che la storia dell'arte è piena di lacrime. Invece nella storia dell'arte le lacrime non ci sono mai. Tipo Giotto ha dipinto solo una lacrima, Caravaggio forse nemmeno una. Anche nel Rinascimento ce ne sono pochissime. Uno va al Louvre, gira tutto il Louvre troverà sì e no tre/quattro quadri con le lacrime su le mille/duemila opere che ci sono in mostra. E quindi io, ovviamente con ironia, un po' con finta arroganza, voglio diventare il maestro delle lacrime".

Ti imbarazza se ti esce una lacrima, se ti commuovi?

"No, se mi commuovo non mi imbarazzo. Sono più imbarazzato a parlarne, perché è la parte più privata del mio lavoro. Sono bravissimo a raccontare di come abbiamo convinto un'attrice o del perché uso un reperto archeologico o magari anche delle motivazioni concettuali, ma quando si arriva alla fatidica domanda 'perché le lacrime?' Vado un po' in crisi. Forse perché c'è un aspetto veramente privato del mio lavoro".

C'è qualcosa nel quale potresti collocarla in questa situazione attuale geopolitica?

"No, mi sembrerebbe una mancanza di rispetto. La situazione attuale geopolitica è talmente cupa che, a pronunciarsi anche con una lacrima ricamata mi sembrerebbe una mancanza di rispetto verso tutto quello che sta succedendo".

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