30 Agosto 2022
Davide Livermore, regista d’opera e di prosa e direttore del Teatro nazionale di Genova, in occasione del Cenacolo Artom di Santa Margherita Ligure, tenutosi nella residenza di Daniele Crippa, Presidente del Museo del Parco di Portofino, ha affermato a Il Giornale d'Italia:
“Il teatro nazionale di Genova è una delle porte all'internazionalità per il territorio ligure e per Genova stessa. Una delle volontà del nostro teatro è quella di poter fare spettacoli sempre più internazionali e capaci di essere visti all'estero ma non solo, anche capaci di poter mettere in connessione artisti esteri con il nostro territorio e il nostro teatro. L’abbiamo fatto l’anno scorso in un’inaugurazione davvero incredibile, nove spettacoli prodotti nello stesso giorno per ricordare una piaga aperta e terribile nella nostra città legata al ricordo dei 20 anni del G8. E’ stata una profonda riflessione che abbiamo fatto con il teatro, una riflessione sui primi 20 anni di questo secolo ed è stata una riflessione importante, doverosa, abbiamo coinvolti 9 drammaturghi di 9 paesi che rappresentavano il G8.
Quest’anno inaugureremo il 18 di ottobre con uno spettacolo importante: Maria Stuarda di Schiller con la mia regia e un cast stellare. Restituiremo questo testo di tale importanza per quello che ha generato nel diciannovesimo e ventesimo secolo fino ad oggi. Una riflessione sul potere, sul ruolo della donna al potere, ma soprattutto parola, poesia, teatro, azione.
Il teatro è attrattivo e lo è per tutti i settori dell’eccellenza che l’Italia offre. Vorremmo anche in questo essere enormemente attrattivi dal punto di vista del sostegno e per invitare tante aziende, la legge sul mecenatismo è molto importante e sarebbe molto interessante che tante aziende potessero in qualche modo sentirsi parte del tessuto culturale e del movimento culturale e artistico della nostra nazione sostenendo l’arte, i movimenti d’arte e il teatro. Grazie alla cultura possiamo essere dei cittadini migliori.
Il teatro di Genova è molto amato nella città e in Italia. Stanno succedendo cose a Genova, se ne sono accorti tutti al Ministero, gli altri teatri, abbiamo avuto sostegno da tanti teatri importanti con cui condividiamo produzioni. Si può fare di più, noi possiamo fare di più e io in primis voglio coinvolgere grandi aziende in modo che si possano sentire parte di quella che è la cultura del nostro paese, abbiamo bisogno di grandi aziende che in qualche modo possano essere a sostegno di attività artistiche e del teatro stesso. La comunità teatrale ha sofferto enormemente a causa del covid come pochi altri comparti, centinaia di migliaia di persone senza percepire stipendi. Abbiamo bisogno di sostenere la cultura, soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo in cui le utenze costano il doppio anche in un teatro e questo non può penalizzare la comunità artistica".
Livermore: "Il mio rapporto con la Scala è un rapporto bellissimo, sono grato alla vita non solo per aver inaugurato quattro volte il Teatro alla Scala, che è la punta di un iceberg sommerso della cultura e del teatro italiano, ma anche perchè è il luogo dove si può realmente essere in contatto con persone che sanno quello che fanno, sanno cos’è l’arte e a cosa serve.
L’arte serve a creare la relazione tra identità e memoria nel nostro paese. Mettere in scena qualcosa al Teatro alla Scala, cantare al Teatro alla Scala come mi è capitato da ragazzo, vuol dire entrare in una grande storia fatta di arte dove c’è una coscienza da parte di tutti su come si devono fare bene le cose. E’ un luogo di tale virtù e di tale bellezza e sono felice che in qualche modo ci sia stato un rapporto così importante tra la Scala e la Rai, trasmettere la Prima alla Scala in televisione non significa semplicemente mandare in onda uno spettacolo alla Rai ma soprattutto creare un prodotto che potesse finalmente entrare nelle case di tutti perché c’è una sorta di restituzione di un fatto così importante.
Aver inaugurato per 4 anni il Teatro alla Scala è stata un’esperienza straordinaria ma ci ha fatto fare una riflessione su quello che è il rapporto tra il palco scenico e i media, che senso ha riprendere uno spettacolo, ci siamo resi conto fin da subito e ne abbiamo parlato tanto con Alexandre Pereira e Dominique Meyer di quanto il rapporto con la televisione sia un rapporto profondamente complesso ma necessario. Dobbiamo fare in modo che le persone siano affascinate dal trovarsi in un contesto visivo nuovo, per noi era fondamentale non far vedere il palcoscenico, ma creare una grande trasfigurazione dello stesso grazie alla tecnologia e alle integrazioni virtuali, tecnologiche. Sono grato, profondamente grato alla vita”, conclude.
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