14 Settembre 2021
Enrico Mentana, Direttore del Tg La7 e membro della giuria de il ‘Premiolino’ di giornalismo, in occasione della cerimonia di premiazione si è fermato con Il Giornale d’Italia per fare il punto sui più scottanti temi di attualità.
Tra metafora della guerra, contraddizioni, storie ancora da costruire, il mondo dell’informazione è riuscito a raccontare quello che è stata la tragedia della pandemia? Il Direttore risponde con scetticismo: “Nella sua complessità probabilmente no. Ma non avevamo gli strumenti, i virologi non avevano gli strumenti per prevedere il virus, così come gli epidemiologi non potevano prevederne i flussi di circolazione”, spiega Mentana, riportandoci a quei momenti di incertezza che hanno fatto vacillare il mondo.
“È stata una tragedia collettiva inimmaginabile, ci siamo trovati dentro e abbiamo reagito secondo i nostri riflessi condizionati, ovvi, chiari: buttarla in politica, cercare delle responsabilità, usare il pietismo. Ognuno come sempre ha il riflesso condizionato della propria esperienza”.
Sulla triste pagina dell’Afghanistan Mentana: “Quello che è successo è purtroppo lo sgonfiarsi clamoroso della nostra pretesa di essere i portatori di valori universali, che come tali devono essere conosciuti anche da tutti gli altri”.
“Evidente che in Afghanistan ha vinto la forza, ma anche quella di chi aveva un suo modello, una sua idea sbagliatissima da imporre e una popolazione che non aveva nulla da opporre a quella che chiamiamo l’offerta dei talebani”, prosegue, incalzando: “Che l’esercito addestrato per più di vent’anni non abbia sparato neanche un colpo per difendere la capitale dai guerrieri talebani dimostra che la nostra illusione tale era. L’unica consolazione possibile per l’Occidente è che abbiamo regalato vent’anni di pace a quel Paese e soprattutto ci siamo garantiti forse vent’anni di maggiore sicurezza”.
Tornando all’Italia, alla politica e al tema caldo dell’elezione del Presidente della Repubblica, Il Direttore commenta causticamente la posizione ad esempio di Carlo Cottarelli che auspica, finalmente, una donna al Quirinale: “Il problema non è che sia donna, io non avrei nulla contro a Marta Cartabia ad esempio. La questione è che mi devono spiegare perché l’unico leader donna che non sia stato cooptato è Giorgia Meloni”, conclude.
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