19 Settembre 2025
Roma, 19 sett. (askanews) - Mentre l'assalto di Israele a Gaza City prosegue, il prossimo lunedì sarà una tappa cruciale per le speranze dei palestinesi e per il disperato cammino della pace in Medio oriente.
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si apre a New York , ottantesima edizione, col titolo "Meglio insieme: 80 anni e oltre per la pace, lo sviluppo e i diritti umani". Sul tavolo anche la Dichiarazione di New York, votata la settimana scorsa con 142 voti a favore, 10 contrari e 12 astensioni. E' il testo proposto da Francia e Arabia Saudita che invoca fra l'altro la "fine della guerra a Gaza" e una "soluzione giusta, pacifica e duratura del conflitto israelo-palestinese, basata su una reale attuazione della soluzione dei due Stati".
Nell'Unione europea, solo l'Ungheria ha votato contro, la Repubblica Ceca si è astenuta. Contrari anche Israele e Stati Uniti.
Ma davanti all'assemblea generale, la Francia andrà più in là perorando la causa del riconoscimento dello Stato di Palestina come promesso dal presidente Emmanuel Macron. A Parigi dovrebbe unirsi il Regno Unito ma anche Canada, Australia, Belgio, Malta.
Si tratta infatti di una decisione di forte valore simbolico di fronte all'offensiva a Gaza che sottolinea il poco potere negoziale dei palestinesi. Attualmente la Palestina è già riconosciuta da 147 dei 193 Stati membri dell'ONU dove ha lo status di "Stato osservatore permanente". In Europa finora solo la Spagna aveva compiuto questo passo; le esitazioni dei paesi Ue si legano sia ai rapporti con Israele, furiosamente contrario, sia alla mancanza di un interlocutore univoco sul fronte palestinese.
Così l'Italia anche se ha votato la Dichiarazione di New York non intende spingersi fino alla Palestina come il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha più volte detto: "Io non sono mai stato contrario allo Stato palestinese. Ho detto che noi non possiamo riconoscere un Stato palestinese che non riconosca Israele e non sia riconosciuto da Israele".
Ma per la Francia e altri, la formula "soluzione a due Stati" ormai è un mantra vuoto; serve un segnale concreto. Gli Stati Uniti potrebbero restare l'unico membro con diritto di veto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu a non riconoscere la Palestina.
Lunedì sarà "un momento chiave" dice il primo ministro lussemburghese Luc Frieden che sarà a New York e annuncia luce verde anche dal suo paese: "la cosa importante è che all'Onu ci sono sia i paesi arabi che i paesi europei; se fossero solo tre o quattro europei a dire "riconosceremo la Palestina" non servirebbe a nulla".
Mentre con questa azione coordinata si spera di avere maggior impatto e fare pressione per la fine della guerra a Gaza.
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