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Cosenza, arrestato Halmi Ben Hahmoud Mselmi, il tunisino 28enne era affiliato all’Isis e progettava attentati terroristici in Italia - VIDEO

Un tunisino di 28 anni è stato arrestato a Cosenza con l’accusa di essere affiliato all’Isis e di star progettando attentati in Italia. Per la Digos “stava aspettando il momento opportuno”

18 Aprile 2025

Halmi Ben Hahmoud Mselmi, cittadino tunisino di 28 anni residente a Cosenza, è stato arrestato dagli agenti della Digos della Questura di Catanzaro con l’accusa di appartenenza all’Isis e di essere in procinto di compiere un attentato terroristico sul territorio italiano.

Secondo quanto emerge dal decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, il giovane era ormai prossimo all’azione. “Stava solo aspettando il momento opportuno” – scrivono gli inquirenti – per portare a termine un atto violento mosso da convinzioni estremiste. Durante le indagini, sono stati intercettati diversi dialoghi con un suo connazionale in cui Halmi esprimeva profondo malessere, arrivando a dire di sentirsi come se “la terra lo stesse inghiottendo” e di “non farcela più”.

Il suo pensiero, come si evince dai materiali raccolti dagli investigatori, era completamente impregnato di ideologia jihadista. In uno scambio di conversazioni riportato nel decreto, Halmi affermava che “chi vuole acquisire la fede deve divorziare dal mondo”, affidarsi solo a Dio, rispettare le cinque preghiere quotidiane, leggere il Corano e la scienza fino a raggiungere una completa sottomissione al volere divino. Un indottrinamento che, secondo gli inquirenti, rientra in una più ampia rete di proselitismo e propaganda dell’Isis presente nella zona.

L’uomo era già ricercato in Tunisia per attività connesse al terrorismo e, in Italia, sarebbe stato parte di una struttura dedita all’indottrinamento religioso estremista. Il gruppo aveva come obiettivo la diffusione della visione del martirio come atto sacro e necessario, con l’intento di spingere i soggetti più vulnerabili a compiere azioni violente in nome di una “missione benedetta”.

Il lavoro di intelligence e l’intervento tempestivo delle forze dell’ordine hanno permesso di sventare un attacco che avrebbe potuto avere gravi conseguenze. L’inchiesta è tuttora in corso, coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, per far luce sull'intera rete e individuare eventuali complici o altri soggetti radicalizzati presenti nel territorio.

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