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Alex Marangon, funerali con musica e fumogeni colorati, gli sciamani sulla sua morte: "È stato un incidente" - VIDEO

"Lui avrebbe voluto vederci sorridenti, felici, pimpanti, e quindi non deve essere un funerale triste, al contrario, deve essere una festa"

14 Luglio 2024

Alex Marangon, il ragazzo trovato morto il 2 luglio sul greto del Piave, è stato omaggiato con dei funerali originali, pieni di colore e musica, in linea con la personalità del ragazzo. Nel frattempo, le indagini non sono ancora arrivate a una conclusione e i due sciamani coinvolti nel caso insistono a dire che si sia trattato di un incidente.

Alex Marangon, funerali colorati e festosi, il cugino: "È così che lui avrebbe voluto"

Funerali colorati e festosi per Alex Marangon, il 26enne di Marcon (Venezia) morto la sera in cui partecipò a un rito sciamanico tenutosi all’Abbazia di Santa Bona di Vidor (Treviso). Le esequie si sono svolte a Marcon, comune d’origine, il 13 di luglio. La bara è stata decorata con disegni di alberi, piume, uccelli e altri motivi. Mentre il feretro stazionava di fronte alla chiesa, la madre lo ha abbracciato a lungo, accanto a lei il marito e la figlia. Per dare l’ultimo saluto ad Alex, è stata avviata una playlist di musica amata dal ragazzo. Fra la folla di persone che erano lì presenti, spiccavano dei palloncini di vari colori; poi, fumogeni azzurri e bianchi hanno riempito il cielo. Alcune persone hanno gettato sulla bara e in aria terra indiana gialla, secondo l’uso di alcuni riti e feste orientali. La famiglia ha scelto così di ricordare Alex: il giallo a simboleggiare la sua solarità, il rosso la sua passione per la vita, l’azzurro i suoi sogni. Il tamburo armonico ha accompagnato le onoranze. Applausi e grida finali hanno rappresentato l’ultimo commiato, prima che la salma fosse trasportata verso il cimitero. Il cugino di Alex ha detto: "Lui avrebbe voluto vederci sorridenti, felici, pimpanti, e quindi non deve essere un funerale triste. Al contrario, deve essere una festa".

La dichiarazione degli sciamani: "Abbiamo sentito un tonfo e un grido secco, si tratta di un incidente", ma l'avvocato della famiglia lo confuta

Tuttavia, gli interrogativi su cosa sia davvero successo nella notte fra il 28 e il 29 giugno non sono ancora finiti. I guaritori colombiani presenti al raduno, Jhonni Benavides e Sebastian Castillos, negano che si sia trattato di un omicidio, come l’autopsia del corpo aveva portato a pensare. Essi sostengono che Alex sia morto in un incidente, per una caduta, dopo aver lasciato l’abbazia ed aver corso nel bosco. Dicono che "durante la cerimonia Alex era nervoso e agitato e, all'improvviso, è andato fuori dalla cappella, vicino al braciere". Benavides dice di averlo raggiunto "per chiedergli come si sentiva, ma non capiva che cosa Alex stesse dicendo. Per questo è rientrato a cercare il traduttore. Questione di attimi, poi quando sono tornati Alex è scappato nel bosco di corsa. Dopo poco tutti hanno sentito un tonfo e un grido secco". Il legale dei due ‘curanderos’, spagnolo Òscar Palet Santandreu spiega come i partecipanti all’evento hanno reagito dopo aver udito il tonfo e il grido di Alex: "Era buio, non si vedeva nulla, sembrava corresse verso la terrazza. Sono andati tutti a cercarlo guidati da Alexandra Da Sacco (moglie di Giulio Da Sacco, proprietario dell'abbazia) che conosce ogni angolo del luogo". E giustifica l’iniziale scomparsa dei due sciamani: "Avevano altri impegni e sono andati via, non sapevano che fosse morto, apprenderlo per loro è stato uno choc, quella sera non è stata usata ayahuasca ma delle purghe, ovvero erbe non psichedeliche che inducono il vomito, per la purificazione di ciò che si ha dentro". Sarebbe così stato smentito anche l’uso di droghe.

L’avvocato della famiglia Marangon, Stefano Tigani, non he però persuaso dalle loro spiegazioni: "L'autopsia è interpretazione di chi la fa? Sono stupito, è come dire che la matematica è un'opinione. Sono dispiaciuti e mandano le condoglianze? Provassero ad aiutare la Procura a risolvere il caso invece di nascondersi. Sono andati via perché avevano impegni o perché nessuno gli ha detto di restare?". E ha proseguito: "Dicono di un tonfo e un grido secco. Allora rispondano a questa semplice domanda: se con il tonfo Alex si è rotto il torace e soprattutto la testa, come ha fatto a gridare. E poi se anziché precipitare sulle pietre, lambendo i rami, fosse finito in acqua con la testa rivolta verso il fondo, a maggior ragione, come hanno potuto sentirlo gridare. Altro che caccia alle streghe. Noi accettiamo qualunque verità, purché sorretta da elementi inconfutabili, e allo stato questi sono le terribili lesioni sul corpo di Alex".

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