05 Ottobre 2021
Protesta a Roma dove le lavoratrici di Alitalia sono scese in piazza contro il passaggio alla nuova società Ita. Le dipendenti hanno organizzato una manifestazione pacifica per opporsi ai criteri di selezione e reclutamento nella nuova società. Donne e madri, le dipendenti Alitalia lamentano la discriminazione sistemica da parte di Ita e chiedono il rispetto dell'articolo 2112, quello sulla tutela del personale nelle cessioni aziendali. Intanto oggi lunedì 4 ottobre è scaduto il termine per presentare le offerte vincolanti per l'aggiudicazione del brand Alitalia, con un prezzo base di 290 milioni di euro oltre Iva e oneri fiscali. Il marchio sarà ceduto entro il 31 dicembre di quest'anno.
Soffocate, con le mani intorno al collo, poi coricate insieme ai loro figli. Sono le donne di Alitalia che a fronte del passaggio di società a Ita hanno denunciato una discriminazione sistematica nei criteri di assunzione. Ecco così che le dipendenti di quella che era Alitalia organizzano un flashmob, un evento di protesta pacifica organizzato di fronte alla sede di Ita coordinato sulle note di "Another brick in the wall" dei Pink Flyod.
Secondo quanto riportato dalle organizzatrici, l'obiettivo è stato "porre all'attenzione pubblica il processo di selezione in Ita ed il reclutamento basato su criteri di assunzioni non trasparenti e discriminatori umilianti." Una discriminazione ingiustificata nel passaggio di società, che violerebbe i principi dell'articolo 2122, quello che tutela il personale aziendale in caso di cessioni. "A maggior ragione perché Ita è un’azienda partecipata al 100% dal Mef cioè dallo Stato - continuano le organizzatrici del flashmob- Queste modalità di scelta del personale, ricadono sulle famiglie, su minori e anziani, su categorie fragili che usufruiscono dei benefici della legge 104 e penalizzano ancora di più lavoratrici e lavoratori. Tutta questa umiliazione deve finire".
A pesare più di tutto sembra essere la mancata assunzione di molte donne nel passaggio alla nuova società. E così il flashmob tutto al femminile si è trasformato in una protesta familiare, dove le dipendenti hanno invitato i propri figli a partecipare. A causa della mala gestione del passaggio di proprietà, le donne sarebbero le più discriminate in questo contesto. "Donne e madri lavoratrici Alitalia vengono soffocate, cadono a terra, e lasciano i bambini soli, impotenti, fermi, in piedi, con in mano il foulard che rappresenta l'unico mezzo di sostentamento della famiglia". Sarebbe questa l'interpretazione dei movimenti coordinati delle lavoratrici e dei loro figli.
Nasce Ita ma il nome Alitalia continua ad aleggiare, e a partire da oggi lunedì 4 ottobre scade il termine per il suo acquisto. Il marchio sarà venduto a partire da 290 milioni di euro e sarà ceduto entro il 31 dicembre 2021. Corsa quindi per accaparrarsi la A stilizzata con i colori della bandiera italiana, si presume che sarà la stessa Ita a comprarne i diritti, in vista del suo decollo ufficiale il 15 ottobre.
I vertici della nuova compagnia aerea all'italiana però, hanno già reso noto che la base d'asta di 290 milioni è troppo alta, e non è dato dunque per scontato che anche il logo passerà alla nuova società. La cessione del marchio accetterà solamente offerte vincolanti uguali o superiori al prezzo di gara durante la prima fase di aggiudicazione. Nella seconda invece, i commissari straordinari procederanno anche alla cessione senza vincoli.
Non è solo una questione di nome, perché alla cessione del marchio è legato il futuro economico dei dipendenti Alitalia. Dal 27 settembre infatti hanno ricevuto solo metà dello stipendio. Con una comunicazione interna l'azienda ha infatti informato che "gli stipendi del mese corrente saranno regolati al 50% con valuta lunedì 27 settembre, mentre il rimanente 50% vi verrà accreditato non appena avremo evidenza sull'esito del bando del marchio Alitalia".
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