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ROMA 18° Festa del cinema. Strepitoso affresco sociale sul caso ILVA con la coppia di numeri uno Riondino e Germano

Nel film "Palazzina LAF", l'occhio di Riondino è attento ai meccanismi del mobbing e ai loro subdoli effetti sulla mente delle vittime. Bravissimi protagonista ed antagonista! Voto: 9,5

04 Novembre 2023

"Palazzina Laf" di e con Michele Riondino

Una scena del film con i protagonisti. Fonte: Festa del cinema di Roma

"PALAZZINA LAF", il film

Ilva di Taranto, anno 1997. Uno degli operai della grossa acciaieria italiana, Caterino, è un tipo un pò rozzo e ingenuo, non vuole fare carriera, ma ha bisogno di quel lavoro per vivere e lo fa con continuità, senza porsi troppi dubbi. Un giorno incontra il mega capo, Giancarlo Basile, e monta in macchina con lui, ignaro di chi sia. Altra cosa che ignora è la decisione presa dai vertici aziendali di utilizzare proprio lui come spia per scegliere, in base a quanto l'uomo riporterà dai suoi pedinamenti in giro per la città, quali lavoratori della società eliminare, spostandoli nella fatidica Palazzina LAF (acronimo di Laminatoio a freddo). Caterino, dietro promessa di innalzamento del ruolo e macchina annessa, accetta l'incarico: seguire i suoi colleghi e incontrarsi, di nasconto, con Basile per riferire quanto visto e ascoltato, fornendo al capo, in sostanza, i motivi per denunciarli. Quando scopre la Palazzina LAF, però, invece di andarsene a gambe levate, Caterino si mette in testa che quel luogo, dove alcuni dipendenti sono costretti a stare senza lavorare, puniti con l'apatia del non fare nulla tutto il giorno e tutti i giorni, è il posto di massima aspirazione per qualsiasi lavoratore, perché viene pagato senza che debba produrre nulla, senza fare sforzi. Riesce a farsi trasferire ed è felicissimo, mentre non comprende né lo stato depressivo degli altri presenti né i loro sguardi attoniti nel vederlo lì volontariamente, finché un giorno arriva fra loro anche una bella segretaria; Rosalba riesce ad arrivare al suo cuore, senza troppo parlare, e i dubbi iniziano ad aleggiare in lui sul proprio modo di intendere il lavoro e la società, ma, soprattutto, il "negriero" Basile, tanto da scoprire che, dietro a Palazzina Laf, c'è una strategia aziendale per piegare i lavoratori ritenuti scomodi psicologicamente.

I FATTI REALI

Il caso dell'Ilva di Taranto fu il primo di mobbing italiano. Negli anni 90, la Palazzina Laf era dove i proprietari e i dirigenti dell’Ilva di Taranto decisero di confinare gli impiegati che si erano opposti al declassamento a operai, spesso anche perché il nuovo lavoro avrebbe richiesto competenze importanti loro mancanti, competenze senza le quali potevano, in alcuni casi, correre dei rischi vitali. Così, non potendoli licenziare, i grandi capi li sbattevano alla Laf, assicurando loro sentimenti di frustrazione e delusione pesantissimi. Chi si trovò in quella palazzina furono 79 lavoratori altamente qualificati costretti a passare giornate intere in ciò che, in tribunale, definirono “una specie di manicomio”. 

RECENSIONE

Il film racconta storie vere o verosimili di un caso che fece scalpore e di una società che, all'apparenza, non licenziava nessuno, ma semmai dava nuove opportunità di lavoro con job rotation e altri meccanismi di per sè validi usati nel peggiore dei modi per scopi inumani. L'apatia da non lavoro, da obbligo al far nulla con l'unica alternativa di dimettersi rinunciando a uno stipendio senza il quale non riuscire a vivere, è un aspetto del film che arriva forte e chiaro e fa molto riflettere. Quel genere di situazione può causare gravissimi effetti psico-emotivi e portare persino a tentare il suicidio.

Michele Riondino, attore noto al grande pubblico, soprattutto televisivo, per "Il giovane Montalbano", fa un lavoro eccezionale, non solo interpretando magnificamente il suo Caterino, personaggio per il quale si è trasformato, usando anche dei ''bei'' denti giallognoli, giustamente applicati, ma, anche e soprattutto, dirigendo con grande capacità sè e il resto del cast, nel quale spicca Elio Germano. Altra nota interprete ivi presente è Valeria Scalera, ma, onestamente, il che dimostra la capacità indiscussa del regista, sono molto bravi e assai ben scelti per i rispettivi personaggi tutti i fortunati interpreti di questo film. L'esordio di Riondino è, anche, alla sceneggiatura, realizzata insieme a Maurizio Braucci

Il film è un perfetto affresco sociale su un grosso tema civile di impatto generale, che, specialmente per alcuni aspetti grotteschi del protagonista, è capace di suscitare nel pubblico risate amare, oltre a costituire un cocktail di spunti di riflessione che è bene tenere a mente. Il personaggio di Riondino è assolutamente credibile, anche nella sua massima espressione naïf, restando adorabile pure nei momenti di grande scorrettezza, perché a salvarlo è forse l'ignoranza di chi del male agli altri comunque non ne farebbe, se ne fosse consapevole; il Basile di Germano è strepitoso nella sua resa, assolutamente indovinata e persino comica, di una vera e propria carogna. Il film è attentissimo poi al contesto storico-culturale dell'epoca, come è evidente dagli abiti, dalle strade, dalle vetture. Da vedere. Voto: 9,5.

Il film "Palazzina LAF", presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma lo scorso 21 ottobre, anche per il pubblico, è nelle nostre sale dal prossimo 30 novembre.

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