01 Giugno 2025
Vaccino Covid, fonte: imagoeconomica
I nuovi “vaccini” antiCovid autoreplicanti pongono problemi di sicurezza senza precedenti: fermiamo questa minaccia per l’umanità
La Commissione Europea, con decisione del febbraio di quest’anno, ha autorizzato a commercializzare il cosiddetto ‘vaccino’ “Kostaive – nome chimico zapomeran”, a base di RNA autoreplicante.
La tecnologia basata sull'RNA auto-amplificante (o ‘saRNA’) è l'ultima frontiera nell'uso di RNA in vaccinologia. Per somministrare questi saRNA, li si incorpora in nanoparticelle lipidiche, già di per sé dotate di tossicità e proprietà infiammatorie, e in grado di entrare ovunque nel corpo umano, proprio come già accade per veicolare gli attuali ‘vaccini’ anti COVID-19 basati sull'RNA messaggero sintetico modificato (mRNA).
Benché non sia chiaro quale sarebbe il vantaggio per la comunità nel commercializzare altri vaccini COVID-19, si può comprendere un vantaggio per i produttori: la capacità dei saRNA di auto-replicarsi nelle cellule consente di somministrare quantità minori di molecole di saRNA rispetto ai vaccini a mRNA. In tal modo, la replicazione può ottenere, secondo pubblici sostenitori, una maggior produzione della proteina di interesse (fino a 80-100 volte in più) e per tempi molto più lunghi.
Dunque le cellule, prima di essere uccise dalla risposta anticorpale dell’organismo, cercano di liberarsi di questo eccesso diRNA che non può uscire dalla cellula, a differenza di quanto accadrebbe con i virus. Così lo impacchettano in vescicole, che espellono nello spazio extracellulare (come sacchettini di spazzatura). Da lì le vescicole raggiungono il sangue che le trasporta ovunque, per entrare in altre cellule e riprendere il ciclo di replicazione. Tutto ciò, oltre a poter esacerbare gli eventi avversi già ampiamente descritti per i “vaccini” a mRNA, e oltre ad aumentare il numero di cellule attaccate e uccise dalla risposta immunitaria anti-Spike, pone problemi di sicurezza senza precedenti, ad oggi studiati in misura del tutto inadeguata.
Infatti, come sintetizzato in una recente pubblicazione del Dr. Maurizio Federico, dirigente dell’Istituto Superiore di Sanità italiano e autore per la corrispondenza cui rivolgersi per approfondimenti, molti autori hanno dimostrato che le vescicole extracellulari circolanti possono migrare facilmente nei polmoni, dove si moltiplicano in misura più efficiente rispetto agli stessi virus da cui il meccanismo è stato mutuato, e quindi i polmoni le possono esalare. Pertanto, oltre ai fluidi corporei (saliva, sudore, ecc.), le esalazioni polmonari possono trasmettere vescicole che incorporano saRNA, con teorica possibilità di trasmissione interumana. Con l’aggravante che tali vescicole non riconoscono barriere di specie, e potrebbero dunque entrare anche in cellule animali, innescando potenziali trasmissioni da esseri umani ad animali e viceversa. Il risultato finale sarebbe di coinvolgere anche individui che non hanno voluto le vaccinazioni COVID-19, e i moltissimi che non intenderebbero più ricevere ulteriori inoculi, inclusi i soggetti sani in età pediatrica e le donne incinte.
In attesa di studi ben più approfonditi, il principio di precauzione richiederebbe dunque un’immediata moratoria della commercializzazione in Europa di questi cosiddetti ‘vaccini’, che negli anni potrebbero diventare un ulteriore grave problema di trasmissione non solo in Europa, ma anche nel mondo.
Infatti una decisione così gravida di possibili conseguenze universali non andrebbe assunta senza
un approfondito confronto scientifico in contraddittorio, e un ampio dibattito democratico nei paesi che ne sarebbero coinvolti.
La Commissione Medico-Scientifica indipendente (CMSi):
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