11 Ottobre 2025
rotta aereo Netanyahu all'Onu Fonte: Tg @ultimora
Secondo fonti indipendenti, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha sorvolato l'Italia almeno tre volte nel periodo tra febbraio e luglio del 2025. Azione che non gli doveva essere permessa, dato il mandato d'arresto della Corte Penale Internazionale. Le opposizioni hanno sollevato dubbi e hanno chiesto al governo di riferire, ma il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il governo Meloni hanno affermato che non sapevano niente né dei voli, né delle rotte.
Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano e ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità a Gaza, avrebbe sorvolato tre volte lo spazio aereo italiano tra febbraio e luglio 2025. Un fatto documentato da tracciamenti di volo e fonti giornalistiche, ma che il governo Meloni afferma di “non sapere”.
In risposta a una richiesta di accesso civico avanzata da un gruppo di legali — tra cui Luca Saltalamacchia e Michele Carducci — la Presidenza del Consiglio ha dichiarato di non avere “agli atti la documentazione richiesta”. Anche il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, formalmente responsabile del transito aereo, ha sostenuto di non essere competente in materia. Una posizione che i legali definiscono “inquietante”, perché i voli di Stato, specie di un capo di governo estero, seguono protocolli diplomatici precisi. “Significa che chiunque può sorvolare l’Italia senza che l’esecutivo lo sappia?”, si domandano gli avvocati.
Il caso diventa ancora più grave se si considera che, dal novembre 2024, Netanyahu è formalmente ricercato dalla Cpi. Secondo lo Statuto di Roma, l’Italia — Paese firmatario — avrebbe l’obbligo non solo di arrestare il ricercato nel momento in cui entra nel territorio nazionale, ma anche di impedirne il sorvolo. Diversamente, l’autorizzazione al transito può configurarsi come un atto di complicità o di sostegno politico a uno Stato accusato di genocidio.
L’atteggiamento del governo italiano, che nega ogni informazione, appare quindi come una strategia di difesa: ammettere la conoscenza dei voli significherebbe riconoscere di aver ignorato un mandato internazionale. Non a caso, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha già dichiarato che l’Italia non avrebbe comunque eseguito l’arresto di Netanyahu, poiché i capi di Stato “godono dell’immunità”.
Una dichiarazione che conferma l’allineamento politico di Roma a Tel Aviv, anche a costo di calpestare il diritto internazionale. Per i legali che hanno denunciato Meloni, Tajani, Crosetto e Cingolani per “concorso in genocidio”, i voli fantasma di Netanyahu rappresentano “un ulteriore tassello dell’accusa”: l’Italia, ancora una volta, sembra voltarsi dall’altra parte di fronte ai crimini di Gaza.
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