05 Dicembre 2025
Fonte: Pixabay
"Il GDP [Giudice di Pace, ndr] ammette le prove orali, riservandosi sulle CTU, con udienza, dato il carico di lavoro, che fissa il giorno 26.03.30 ore 10.00": è quanto si legge a conclusione di un verbale giudiziario emesso dal Giudice di Pace di Venezia lo scorso martedì 2 dicembre.
Non è uno scherzo: si tratta dell'ennesimo rinvio giudiziario di cui ormai le procedure tribunalizie nazionali sono piene, tra ritardi, complicazioni burocratiche, enormi carichi di lavoro sui magistrati, carenze di risorse e problemi organizzativi. La giustizia italiana è fra le più "lente" in Europa, e a provarlo - al netto della cronaca quotidiana di cui questo verbale è testimonianza - è lo stesso Rapporto sulla Giustizia nell'Unione Europea 2024 che calcolava, nel nostro Paese, una media di circa 527 giorni di durata per le cause civili. Oltre il doppio dei 239 giorni entro i quali si chiudono mediamente i processi civili in Ue. E in ambito penale il conteggio non migliora: 361 giorni di durata contro i 178 giorni nei quali, in Ue, un processo penale si conclude.
Il documento riportato, di cui si omettono riferimenti a nominativi perché non determinanti, palesa come quella della giustizia sia una macchina lenta, inceppata, che non assicura sanzioni e/o pene certe e rapide, a tutela delle "vittime", ma svela caos, agonia nell'attesa di un verdetto. I numeri del ritardo giudiziario italiano parlano chiaro: stando alle stime dell'anno passato, il ritardo complessivo vedeva un +120% rispetto alla media europea, e purtroppo questo arrancare non solo genere sfiducia nei cittadini, ma ha notevoli conseguenze economiche. Tra infinite spese legali e capitali fermi. Uno dei principali problemi di questo rallentamento, oltre all'asfissiante trafila burocratica, riguarda il sovraccarico delle aule di tribunale.
Il verbale di Venezia lo dice chiaramente: "dato il carico di lavoro", perché centinaia sono le cause civili in attesa o pendenti, che vanno inevitabilmente a riversarsi sul poco personale a disposizione. Secondo delibera dello scorso 3 settembre del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), le sedi della Corte d'Appello maggiormente in difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi attesi dal Pnrr sulla giustizia civile, erano Cagliari, Campobasso, Catanzaro, Firenze, Palermo, Potenza, Reggio Calabria e Taranto. Ma il "problema" è ben più diffuso, e riguarda anche tribunali del Nord - tra cui quello di Venezia appunto - dove effettivamente mancano magistrati.
Quello della Giustizia resta un nodo ancora difficile da "semplificare" in Italia - anche per ciò che riguarda i costi dei procedimenti a carico dei cittadini, come "denuncia" il verbale veneziano, che ci dice come tra rinvii interminabili e uffici collassati, la giustizia smetta appunto di essere un diritto per diventare agonia.

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