19 Settembre 2025
Separazione delle Carriere Fonte: Associazione Nazionale Magistrati
La riforma costituzionale della magistratura, approvata in seconda lettura dalla Camera e in attesa dell’ultimo passaggio al Senato, rappresenta una delle trasformazioni più significative degli ultimi decenni per il sistema giudiziario italiano. Il testo introduce il principio della separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri stabilendo percorsi distinti e non più intercambiabili.
Chi entra in magistratura dovrà scegliere fin dall’inizio se diventare giudice o pm. Inoltre, il Consiglio superiore della magistratura (CSM) verrà suddiviso in due organi separati, uno per i giudici e l’altro per i pubblici ministeri, con componenti in parte sorteggiati. A ciò si aggiunge la creazione di un nuovo organismo, l’"Alta corte disciplinare", il quale prenderà in carico la funzione disciplinare sottratta al CSM.
L’obiettivo dichiarato della novella riformatrice è superare un sistema giudiziario considerato antiquato e spesso influenzato da logiche correntizie. Quindi, garantire maggiore autonomia e indipendenza alle diverse componenti della magistratura. La separazione netta delle carriere si propone di assicurare un processo più giusto con figure realmente terze fra accusa e giudizio, come previsto dall’art. 111 della Costituzione.
La riforma ha scatenato un acceso dibattito. L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) e molte opposizioni temono che possa sottrarre importanti garanzie ai cittadini e finisca per indebolire lo Stato di diritto. In particolare, preoccuperebbero la creazione di molteplici organi di governo e disciplina i quali potrebbero frammentare e appesantire i processi decisionali e la mancanza di risorse concrete per efficientare la giustizia.
L’impianto riformatore, infatti, non sembra accompagnato da adeguati investimenti per il funzionamento del sistema per cui verrebbe messa a rischio l’indipendenza stessa della magistratura. Esso si inserisce in un contesto più ampio di richieste di trasparenza, meritocrazia e modernizzazione del sistema giudiziario italiano. Tuttavia, il suo impatto reale rimane controverso e suscettibile di referendum confermativo, soprattutto perché non è stata raggiunta la maggioranza qualificata in Parlamento.
In estrema sintesi, ridefinisce profondamente la struttura della magistratura italiana, con modifiche sostanziali alla gestione delle carriere, agli organi di autogoverno e ai meccanismi disciplinari. Resta aperto il confronto circa i suoi effetti sul diritto dei cittadini e sulla tenuta dello Stato di diritto, con timori di una magistratura più fragile e meno indipendente dalla politica.
Se ne può trarre, dunque, un quadro complesso che evidenzia, da un lato, le potenzialità innovative di cambiamento e, dall’altro, i rischi di indebolimento delle tutele democratiche nel cuore dell'ordinamento giudiziario italiano. Il dibattito, seppure infuocato, è tuttora aperto.
Di Fulvio Pironti
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