10 Agosto 2025
Il Consiglio dei Ministri - riunitosi il 4 agosto 2025 - ha approvato un decreto legge in materia di giustizia che rinvia al 31 ottobre 2026 l’entrata in vigore delle norme che attribuiscono nuove e più ampie competenze al Giudice di Pace. Tra queste, l’assegnazione in via esclusiva delle controversie in materia condominiale e quelle relative a beni mobili fino a ventimila euro e su richieste di risarcimento danni da incidenti stradali fino a cinquantamila cinquantamila euro. Una riforma già scritta nero su bianco nel D. Lgs. 149/2022 (la cosiddetta “riforma Cartabia”), che tuttavia continua - tra rinvii, intoppi burocratici e immobilismo istituzionale - a restare sulla carta. E i cittadini, come sempre, pagano il conto.
Nello specifico, l’art. 6 del decreto posticipa l’efficacia delle seguenti misure: a) l’istituzione del tribunale per le persone, minorenni e famiglie, b) la riforma delle competenze del Giudice di Pace e della magistratura onoraria, c) l’attivazione di alcuni tribunali e sezioni distaccate nelle aree insulari, d) il termine per l’iscrizione all’albo professionale degli educatori, come previsto dalla legge n. 55/2024. L’obiettivo era semplice: alleggerire i tribunali civili trasferendo un rilevante numero di controversie davanti al Giudice di Pace. Ma la macchina della giustizia non è pronta.
Secondo fonti del Ministero, il rinvio è giustificato dalla necessità di completare la formazione dei giudici onorari, potenziare gli uffici del Giudice di Pace e dotarli degli strumenti digitali necessari. Tradotto, non si è fatto nulla in due anni, e adesso si è costretti a prendere altro tempo.
Il differimento ha lo scopo di concentrare le risorse organizzative sul rispetto delle scadenze e degli obiettivi fissati dal PNRR, evitando così una dispersiva frammentazione degli sforzi amministrativi su più fronti contemporaneamente, in un contesto di risorse già limitate. La nuova scadenza è fissata al 31 ottobre 2026, ma, per chi lavora nel settore, lo scetticismo è diffuso. Nel frattempo, i Giudici di Pace restano sottoimpiegati, i tribunali affogano di fascicoli e i cittadini attendono. Una situazione che ha il sapore amaro della ennesima occasione persa.
di Fulvio Pironti
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