10 Luglio 2025
Almasri, fonte: imagoeconomica
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è a rischio processo con l'accusa di omissione di atti d'ufficio dopo la fine dell'inchiesta del tribunale dei ministri sul caso Almasri. Nelle prossime ore dovrebbe essere deciso l'eventuale archiviazione o rinvio a giudizio, ma Nordio ha replicato subito alle opposizioni: "Non mi dimetto dal mio ruolo, anche perché gli atti raccolti dall'indagine smentiscono il mio coinvolgimento e la ricostruzione dei giornali".
Dopo la fine dell'inchiesta del tribunale dei ministri sull'operato del governo Meloni riguardo il caso Almasri, quattro esponenti rischiano il rinvio a giudizio. La premier Giorgia Meloni, il suo sottosegretario Alfredo Mantovano e il ministro degli Interni Matteo Piantedosi sono indagati per favoreggiamento e peculato, mentre il ministro della Giustizia Carlo Nordio per omissione di atti d'ufficio.
È attesa nelle prossime ore la decisione del tribunale sull'eventuale rinvio a giudizio o sull'archiviazione del caso. Anche se venisse richiesto l'avvio di un processo ai danni dei quattro politici, probabilmente un effettivo dibattimento non ci sarà. Per far andare un membro del Parlamento o del governo a processo, infatti, serve l'autorizzazione a procedere da parte dello stesso Parlamento, per cui è necessaria una votazione di tutti i deputati e senatori. Data la compattezza della maggioranza in difesa dell'esecutivo, le possibilità che ciò possa avvenire sono molto basse.
Attaccato dalle opposizioni di centrosinistra, che hanno chiesto a gran voce le sue dimissioni, accusandolo di aver mentito davanti al Parlamento e al popolo italiano, il Guardasigilli ha replicato: "Voi pensate che io sia dimissionario. Questo è il vostro desiderio, ma vi posso assicurare che hic manebimus optime", una formula in latino per dire "qui staremo benissimo".
Poi, il riferimento a ciò che emerso dalle indagini del tribunale dei ministri: "Gli atti che abbiamo smentiscono totalmente quanto è stato riportato, non so come e perché, dai giornali".
Le carte dell'inchiesta del tribunale dei ministri hanno riportato che fin dal primo pomeriggio di domenica 19 gennaio 2025, giorno in cui Najeem Osama Almasri è stato fermato a Torino dalla Digos, la capo gabinetto del dicastero della Giustizia, Giusi Bartolozzi, avrebbe saputo ciò che stava avvenendo.
Infatti, l'allora capo del Dag, Luigi Birrittieri, le avrebbe scritto una mail per comunicarle la mancanza dell'autorizzazione all'arresto del ricercato, attivandosi per trovare il modo di convalidare il fermo di Almasri e procedere poi alla consegna alla Corte penale Internazionale. Giusi Bartolozzi avrebbe risposto di essere già informata sul fatto, aggiungendo di utilizzare "il massimo riserbo e cautela" nel passaggio delle informazioni, con l'invito a comunicare sulla piattaforma privata Signal.
Il ministro Carlo Nordio aveva dichiarato al Parlamento che il suo ufficio avrebbe appreso solamente lunedì 20 gennaio dell'arresto del criminale libico, il giorno dopo rispetto al fermo effettivo e a quanto hanno rivelato le indagini del tribunale dei ministri.
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