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Rimpatrio Almasri: migranti e interessi petroliferi italiani in Libia. Le ragioni nascoste dietro la scelta di Palazzo Chigi - RETROSCENA -

Il deteriorarsi delle relazioni tra Roma e Tripoli avrebbe potuto minacciare gli interessi nazionali italiani a tutto vantaggio di altri Stati tra cui la Francia di Macron

06 Febbraio 2025

Caso Almasri, Meloni non si fida, il deep State dietro all'arresto in Italia, l'obiettivo: una nuova guerra di migranti con la Libia - RETROSCENA

Almasri, fonte: facebook, @Leonardo Cecchi

Dietro la decisione del governo Meloni di procedere al rimpatrio di Almasri in Libia, si nascondono motivazioni che vanno ben oltre la gestione dei flussi migratori. Sebbene si parli di una risposta alla crescente pressione migratoria, c’è un altro fattore, meno discusso ma altrettanto cruciale: gli enormi interessi petroliferi dell’Italia in Libia. Un retroscena che mette in luce come la politica estera italiana si intrecci con strategie economiche e geopolitiche di ampio respiro.

Da anni la Libia è al centro delle attenzioni di Roma, non solo per i flussi migratori, ma soprattutto per le sue risorse energetiche. Il paese nordafricano, con i suoi vasti giacimenti di petrolio e gas, rappresenta un partner strategico per l’Italia. Il belpaese ha una presenza consolidata in Libia, con numerosi impianti di estrazione e infrastrutture che garantiscono un flusso costante di energia verso l'Europa. In un contesto geopolitico complesso, la Libia non è solo un alleato per il settore energetico, ma anche un terreno di scontro per l’influenza internazionale.

Ma la stabilità della Libia è sempre stata fragile, e i cambiamenti politici all'interno del paese possono influire direttamente sugli equilibri economici internazionali. Un’eventuale instabilità o il deteriorarsi delle relazioni tra Roma e Tripoli avrebbe potuto minacciare gli interessi italiani, dando spazio ad altri attori internazionali – e tra questi, la Francia – per guadagnare terreno nel controllo delle risorse energetiche libiche.

La Francia, infatti, ha incrementato la sua presenza in Africa negli ultimi anni, cercando di estendere la propria influenza anche in Libia, un paese ricco di petrolio. Se l'Italia avesse perso la sua posizione strategica, avrebbero potuto essere compromessi non solo gli accordi economici, ma anche la sicurezza energetica nazionale. Di fronte a questa realtà, l'Italia ha compiuto una scelta decisiva: evitare di mettere a rischio gli equilibri energetici in Libia per non favorire l’ingresso di potenze concorrenti, in primis la Francia di Macron.

Sebbene la gestione dei migranti sia certamente uno degli aspetti più visibili della vicenda, è chiaro che questa decisione si inserisce in un contesto geopolitico molto più ampio. L’Italia, pur affrontando la sfida migratoria, non può permettersi di perdere il controllo su una delle sue principali fonti di energia, rischiando di subire l'influenza di nazioni rivali. Ecco perché, in un momento delicato per la politica estera italiana, opporsi al rimpatrio di Almasri avrebbe significato creare un precedente che avrebbe potuto minare le relazioni bilaterali con la Libia e dare spazio agli interessi di altre potenze.

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