26 Novembre 2025
Andrea Varese, Ad
Il percorso di risanamento di Banca Progetto si fa più complesso. Le stime aggiornate indicano un fabbisogno patrimoniale superiore ai 700 milioni di euro, in netto aumento rispetto ai circa 400 ipotizzati poche settimane fa. Si tratta ancora di proiezioni preliminari: i commissari straordinari, Lodovico Mazzolin e Livia Casale, dovranno completare le verifiche prima di definire un quadro definitivo.
La crescita delle esigenze di capitale sarebbe legata soprattutto alla cessione del portafoglio di crediti deteriorati, uno dei passaggi centrali del piano di intervento. Il progetto stabilisce la vendita di circa 1,3 miliardi di crediti lordi prima dell’aumento di capitale.
Secondo quanto emerge, ai commissari è arrivata un’offerta da parte di Amco, società interamente controllata dal Ministero dell’Economia, in partnership con il fondo statunitense Christofferson Robb & Company (Crc). Il prezzo proposto sarebbe però molto basso, con un impatto diretto sul fabbisogno residuo della banca.
La posizione della cordata potrebbe tenere conto della necessità di rispettare il quadro europeo sugli aiuti di Stato e delle tensioni regolatorie aperte con Bruxelles su diversi dossier. Tuttavia, più basso sarà il prezzo pagato per gli Npl, maggiore sarà il capitale necessario per riequilibrare i conti dell’istituto.
Le banche italiane coinvolte nel salvataggio, già impegnate nel sostegno al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd), guardano con crescente preoccupazione all’aumento del conto complessivo. L’intervento arriva in un momento in cui il settore sta affrontando un quadro economico incerto e le ricadute della tassa sugli extraprofitti.
Il piano elaborato a settembre prevede che il Fitd sottoscriva un aumento di capitale dedicato, volto a ripristinare i requisiti patrimoniali dopo la cessione degli Npl. Restano però da chiarire le ragioni dell’impennata del fabbisogno. Tra le ipotesi circolate, la possibile revisione delle garanzie pubbliche su alcuni finanziamenti, che in caso di default dei debitori potrebbero non attivarsi, aumentando l’esposizione netta della banca.
L’azionista attuale, il fondo Oaktree, non parteciperà all’operazione e la sua quota risulterà quindi fortemente diluita. Una volta completato il salvataggio, il Fitd trasferirà la partecipazione a un veicolo controllato da un gruppo di grandi banche – tra cui Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Bper e Banco Bpm – mantenendo una quota residua del 9,9%.
Resta in attesa il via libera della Vigilanza, indispensabile per procedere. Il piano, pur definito da tempo, dipende ora dalla definizione del prezzo degli Npl e dalla chiusura del gap patrimoniale, due variabili ancora lontane dall’essere risolte.
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