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Unipol, Cimbri dall’importanza degli iter normativi UE all’imprevedibilità del mercato, accordi futuri ancora da definire

Carlo Cimbri sottolinea l’importanza di partecipare attivamente agli iter normativi a Bruxelles per non restare spettatori, le possibilità di nuovi accordi restano basse, ma il mercato rimane imprevedibile.

24 Novembre 2025

Unipol, Cimbri dall’importanza degli iter normativi UE all’imprevedibilità del mercato, accordi futuri ancora da definire

Grazie al riuscito “risiko” bancario che ha portato MPS a conquistare Mediobanca, Montepaschi è diventato il nuovo azionista di riferimento di Generali, subentrando nelle partecipazioni finora detenute da Piazzetta Cuccia. Occorrerà ancora tempo per valutare l’impatto di questa scalata sulla finanza italiana, ma, secondo Carlo Cimbri, presidente di Unipol, nonostante l’apertura della procedura d’infrazione della Commissione Ue sul Golden Power usato dal governo nella vicenda Unicredit–Banco BPM abbia ridotto le probabilità di nuovi deal, lo scenario resta comunque aperto e carico di incognite.

Bruxelles al centro delle strategie di Unipol

Secondo Carlo Cimbri sarà ora fondamentale seguire l’evoluzione delle normative europee, molte delle quali nascono o vengono definite proprio nelle istituzioni comunitarie. Ritiene che per un’azienda come Unipol sia essenziale partecipare ai processi regolatori e iter normativi a Bruxelles sin dalle fasi iniziali, senza leggerli semplicemente al loro completamento.

La visione di Unipol

Per quanto riguarda le prospettive di Unipol, Cimbri sottolinea come il gruppo possa contare su una solidità consolidata nel tempo e continui a investire con decisione nella tecnologia. In questa direzione si muove anche il piano strategico “Stronger/Faster/Better”, che punta a valorizzare ulteriormente le competenze già maturate, incrementando rapidità ed efficienza per garantire un servizio ancora più efficace alla clientela.

Passando al tema della “Saving Union”, Cimbri osserva che il progetto presta scarsa attenzione al settore assicurativo, nonostante questo rappresenti uno dei pilastri del risparmio. Una mancanza che potrebbe derivare anche da una limitata conoscenza del comparto da parte del legislatore. Allo stesso tempo, riconosce che è lo stesso settore assicurativo a dover fare un passo avanti, rendendosi più comprensibile, adottando un linguaggio meno tecnico e partecipando con maggiore convinzione al dibattito pubblico. Le assicurazioni rappresentano inoltre, ad avviso di Cimbri, un elemento fondamentale del sistema di welfare, con un peso ben maggiore rispetto a quello che viene loro attualmente attribuito.

Il Danish Compromise

Cimbri ha affrontato il tema del Danish Compromise, definendolo una questione di equità. Secondo il presidente, non è giustificabile che le banche ricevano un trattamento patrimoniale più favorevole rispetto alle assicurazioni quando queste ultime acquistano istituti bancari. Tutti gli operatori, ha sottolineato, dovrebbero competere secondo le stesse regole, a beneficio dei cittadini, e per questo auspica un intervento del legislatore per correggere l’attuale disparità.

Il nuovo assetto Mediobanca-Generali

Sul fronte del risiko bancario, Cimbri ha osservato che il mercato resta in continua evoluzione, ma le operazioni recenti richiedono ancora tempo per essere pienamente digerite dagli operatori, riducendo nel breve periodo le probabilità di nuovi accordi. Ha comunque evidenziato come la vita economica rimanga imprevedibile, lasciando aperta la possibilità di sviluppi inattesi.

Commentando il nuovo assetto Mediobanca–Generali emerso dopo l’operazione MPS, Cimbri ha evitato giudizi definitivi, sottolineando che gli effetti completi dell’operazione devono ancora dispiegarsi. Ha però ribadito un principio generale per cui le aziende appartengono agli azionisti, il cui interesse è renderle sempre più efficienti e competitive, a vantaggio dell’intero sistema.

Cimbri sull’eventuale polo nazionale del risparmio

Riguardo all’ipotesi di un polo nazionale del risparmio, Cimbri ha distinto tra esigenze e concrete possibilità. Ha ricordato che il consolidamento del risparmio gestito in Italia è già avvenuto da tempo e che oggi l’unico grande polo esistente è quello del gruppo Intesa. Pur ammettendo che ulteriori aggregazioni siano possibili, ha osservato che le dimensioni complessive rimarrebbero comunque lontane dai principali player internazionali.

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