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Delfin approva il bilancio, Del Vecchio rinvia decisioni su dismissione asset non core e dividendi, verso il si o astensione a Ops Mediobanca - Banca Generali

In cambio era prevista la rinuncia degli eredi al beneficio di inventario, incerti il futuro e le quote in Mediobanca, Generali e UniCredit della holding; la decisione finale arriverà dopo il CdA di Generali del 6 agosto che deciderà sullo scambio di azioni con Banca Generali

02 Agosto 2025

Delfin, i Del Vecchio archiviano l'assemblea di bilancio per il futuro e le quote in Mediobanca, Generali e UniCredit della holding

In alto da sinistra a destra: Francesco Milleri, gli eredi Claudio, Paola e Marisa Del Vecchio; in basso Rocco Basilico, Francesco Maria, Luca, Clemente Del Vecchio e Nicoletta Zampillo

Il futuro della holding Delfin e delle sue partecipazioni in Mediobanca (20%), Generali (10%) e UniCredit (2,7%) è ancora incerto; tra gli otto eredi di Leonardo Del Vecchio, chiamati a votare all’assemblea di bilancio della finanziaria, non è stato raggiunto un accordo. L'intesa prevedeva la distribuzione di un dividendo di 8 miliardi, in cambio della rinuncia da parte dei quattro eredi dal beneficio dell'inventario; imprescindibile la vendita delle partecipazioni finanziarie e non con il ricorso al debito. Un piano proposto da alcuni soci stabiliva inoltre sul tavolo dei grandi azionisti il mantenimento della partecipazione in EssilorLuxottica e la dismissione degli asset non core.

Da quanto emerso, il bilancio 2024 è stato approvato grazie ai voti di cinque soci, mentre Luca, Paola e Clemente Del Vecchio si sono astenuti. Non è passata invece la proposta di una maxi cedola da 500 milioni di euro (bocciata dai tre eredi contrari). La distribuzione è stata dunque limitata a €150 milioni. Il valore della holding, con dividendi di 1,135 miliardi incassati dalle partecipate, avrebbe raggiunto 42 miliardi alla fine del 2024, superando poi i 50 miliardi nelle ultime valutazioni.

Per la delibera sull'accordo sarebbe stato necessario il voto favorevole di sei soci su otto. Il nodo più difficile da sciogliere resta quello della governance: nonostante il tentativo di mediazione di Francesco MilleriAD di EssilorLuxottica, la spaccatura tra i membri della famiglia non sembra ricomporsi. Milleri si è dichiarato “positivo sulla valutazione industriale dell’operazione annunciata da Nagel”.

Il valore delle partecipazioni

Attualmente le partecipazioni detenute da Delfin viaggiano a pieno ritmo; il ricavo ottenuto da eventuali cessioni consentirebbe alla proprietà la gestione autonoma degli investimenti. L'accordo avrebbe chiuso definitivamente la questione dell’eredità (accettata con beneficio di inventario da quattro soci su otto), e toccato gli equilibri di Generali, Mediobanca e Unicredit, i principali gruppi finanziari partecipati dalla holding. Il peso che le loro partecipazioni hanno sul valore di Delfin è significativo e negli ultimi anni è vertiginosamente aumentato: tre anni fa, al momento della scomparsa di Leonardo Del Vecchio, valevano insieme €6 miliardi, su un valore della holding pari a €26 miliardi; attualmente quel pacchetto vale il doppio su un valore di 50 miliardi, con l'aggiunta della quota del 9% in MPS.

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