04 Gennaio 2024
Il 2023 è stato un anno di grandi soddisfazioni per i soci delle banche europee, che hanno potuto così rifarsi almeno in parte dei mal di pancia dell’ultimo decennio, secondo MF Milano Finanza.
Italiane le banche migliori
Secondo un report di Ubs gli istituti dell’Eurozona hanno generato un rendimento totale medio del 32% (considerando la rivalutazione del capitale e i dividendi) rispetto al 15% registrato dall’intero comparto azionario e non molto lontano dal 39% messo a segno dal Nasdaq. In testa alla classifica ci sono tre gruppi italiani, Unicredit (+125%), Bper (+84%) e Banco Bpm (+59%), seguiti dalle spagnole Bbva (+59%) e Santander (+45%).
Ancora più positivo è il bilancio dalla fine del 2020 a oggi: nel periodo le banche europee hanno registrato un rendimento totale dell’82%, il 53% più del mercato. Volano della crescita è stato il cambio di passo della Bce che, per sconfiggere l’inflazione, nel 2022 ha invertito la politica monetaria con una rapidissima serie di rialzi dei tassi. Questa strategia si è riverberata sui conti economici delle banche dell’Eurozona.
Il margine di interesse aggregato è salito infatti dai 270 miliardi del 2021 ai circa 378 miliardi stimati per il 2023. Nel periodo i prestiti sono cresciuti solo del 2%, il che significa che la maggior parte dei guadagni deriva dall’ampliamento della forbice tra i tassi. L’incremento degli utili ha consentito alle banche di aumentare i dividendi e i buyback, portandone l’importo complessivo dai 90 miliardi del 2021 ai 121 miliardi del 2023. Se l’incremento della marginalità ha migliorato le valutazioni, gli istituti europei quotano ancora oggi a sconto sul patrimonio visto che il costo del capitale supera in media il roe di 2-3 punti percentuali.
C’è ancora spazio per crescere?
Questa è la scommessa di molti ceo che per il 2024 hanno messo in palio generosi piani di remunerazione tra dividendi e buyback. Ma gli analisti di Ubs sono cauti: con i tassi ufficiali prossimi al calo, la stagnazione macroeconomica e i cambiamenti fiscali e normativi che rendono la vita più difficile per gli azionisti delle banche, oggi esiste un chiaro incentivo ciclico al disinvestimento.
Preoccupazioni condivise anche dalle autorità di vigilanza. Secondo quanto osservato dall’Eba nell’analisi annuale dei rischi, dopo aver raggiunto il picco della redditività le banche europee sono ormai arrivate a un punto di svolta. Da un lato l’aumento del costo della raccolta di mercato aumenterà la pressione sui margini, dall’altro lato la probabilità di un deterioramento della qualità degli attivi è in aumento. Avvertimenti simili sono arrivati anche da Bce. Non è insomma scontato che nel 2024 il settore bancario faccia il bis per gli azionisti.
di Luca Gualtieri per MF Milano Finanza
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