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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Nella strage dei vaccinati ci stanno anche i dimenticati, gli emarginati. Condannati da una faida assurda, fomentata dai virologi

Negli anni da tregenda che non abbiamo mai finito di subire vanno ricomprese anche le tragedie personali che non si sanno, le ingiustizie atroci, le congiure miserabili.

19 Aprile 2025

Alberto Gironella Charater

I virologi, questa casta fino a ieri misconosciuta, sono fastidiosi come gli urbanisti e i giornalisti, gente che più fa danni e meno paga anzi ci guadagna. Una sciagura planetaria, debitamente organizzata o almeno sfruttata, li ha resi famosi e loro ne approfittano come dei nuovi mostri perfettamente calati nel sistema Italia per cui chi meriterebbe il confino viceversa te lo ritrovi dappertutto. Hanno sostenuto un vaccino dimostratosi pericoloso, ne hanno fatto una sorta di crociata tutto meno che scientifica e a chi ricorda loro l'errore e tragico errore riservano insulti, minacce, sarcasmi ad altri non consentiti, ma loro si comportano come gente cui tutto è permesso, tanto li protegge chi li riempie di patacche; adesso, sulla ipotetica correlazione tra vaccini e autismo, non potendo attaccare Kennedy jr e men che meno scienziati assai più titolati di loro, se la prendono con Heather Parisi e ci vanno giù pesante, ma la Parisi nel suo campo era un'artista, loro solo guitti senza talento. Tra di loro si odiano, sono gelosi, si disprezzano e non lo nascondono, ma sono prontissimi a fare cosca se c'è da far fuori un collega non allineato. Non con argomentazioni scientifiche, nelle quali dimostrano molte lacune, ma con l'aria che cammina, con l'insinuazione, tagliandoli fuori e preparando il campo all'Ordine che poi li radia o li sospende a vita. Scenari già visti in tempi insospettabili, per esempio sotto il Fascismo: oggi su “la Verità” c'è un pezzo memorabile e terribile di Silvana De Mari che racconta una realtà atroce di 80 anni fa, ma in tutto e per tutto replicata appena ieri (uno ieri che non finisce mai).

A questi propagandisti sempre meno in camice e sempre più in frac, pigiama o lingerie, invadenti, strabordanti, influencer che altro non sono (la siringa al posto della bottiglietta d'acqua piovana, delle uova pasquali), si deve in non trasurabile parte la frattura in cui la società si è degradata secondo logiche tribali che a distanza di anni ancora non si riescono a ricomporre in un senso di tolleranza, di mutuo rispetto. Insomma fomentano. Gli effetti sono noti solo in parte: molti restano sommersi in una sorta di damnatio memoriae che non meritano, specie in quanto ammalati. Anzi questi maledetti senza colpa sono la maggioranza: è una costante la perdita degli amici, spesso degli affetti, per non dire del lavoro, in chi, non essendosi allineato all'ortodossia sacrificale, è stato punito con il cordone sociale che spetta ai lebbrosi, agli appestati.

Mi scrive per esempio Alessandra Taffettani da Siena: “Gli 'amici' li ho persi tutti ai tempi del Covid per essermi schierata contro il vaccino, sono orgogliosa delle scelte fatte a suo tempo ma mi hanno lasciato tanta amarezza. Io credevo nell'amicizia, sono stata un'ingenua. I rapporti si sono guastati anche in famiglia perché non volevo portare mia madre, 94enne, a farsi somministrare, l'hanno spuntata altri e da allora con i miei non è più come prima, non ho più affetti”. Alessandra ha il Parkinson, non so se scoperto improvvisamente o meno, comunque vive sola con due gatti che la aiutano a combattere la tentazione di farla finita. Intorno non ha nessuno, è una vittima del fanatismo e della cattiveria che dai medici, dai propagandisti, dai parassiti, dai politici, dagli imbecilli, dai meschini si è diffusa a dimensione collettiva. Ma di quale civiltà si può ancora parlare se un malato grave viene abbandonato in quanto diverso, considerato indegno di un gesto di umanità? Questo hanno fatto i bulli da social dalla volgarità esibita e desolante, e la sedicente società si è subito uniformata. Scrivetele, ad Alessandra, la trovate sui social, raggiungetela come una donna che sta pagando un conto troppo salato e troppo ingiusto. Vorrei fosse sommersa di testimonianze, di nuove amicizie ma non presumo più che tanto né dal mio ruolo né, tanto meno, dalla società peggio che dissociata che sta là fuori e che niente tiene più insieme. Ma se anche uno fra quanti leggono questo appello vorrà stanarla nella sua solitudine tanto difficile, non sarà solo un gesto di amicizia quanto una testimonianza di ribellione contro tutta la malvagità che ci è stata riservata. La malvagità dei vigliacchi e delle teste di cazzo.

Anche chi scrive si ritrova a combattere non solo con i postumi di un cancro, non solo con le proiezioni, i desideri di morte di chi lo vorrebbe zittito per sempre, ma anche con un isolamento professionale sempre più marcato. Ma non facciamone un dramma, i martiri sono altri. Leggevo ieri una intervista allo scrittore Aldo Nove che passa in fama di emarginato per aver detto che chi diverge dalla narrazione ufficiale rischia un tso: sai che scoperta! Da queste parti lo ripetiamo da anni, con dovizia di prove. Se non vieni internato ti toccano comunque conseguenze pesanti, qualcuno, come il dottor De Donno, non ce l'ha fatta e si è tolto la vita, dovendo scontare la colpa, imperdonabile in Italia, di avere ragione, di averci visto lungo. La sua terapia col plasma autoimmune, mortificata dai soliti virologi e dalle provocatrici di regime come la Lucarelli, si è dimostrata vincente ma lui non ha vissuto abbastanza per consolarsene, né uno solo fra i suoi detrattori, spesso vili e cattivi, ha avuto la decenza di rivolgergli scuse per quanto postume. Almeno quelle.

Già, negli anni da tregenda che non abbiamo mai finito di subire vanno ricomprese anche le tragedie personali che non si sanno, le ingiustizie atroci, le congiure miserabili. Nessun rimorso, nessuna resipiscienza per De Donno, per Camilla Canepa, per la moltitudine di morti e di malati cronici, cardiopatici, divorati, che nessuna scienza si sogna più di smentire; sono rimasti solo i virologi, più tronfi che mai, gli stessi politici fanno finta di niente, guardano oltre nell'unico orizzonte che conoscono, quello affaristico all'insegna della totale irresponsabilità. Ma di Alessandra Taffettani ce ne sono a migliaia anche se non escono più, i movimenti sono di marmo, il bastone non sorregge e lo schermo dello smartphone resta troppo desolato di risposte che non vengono, non vengono mai.

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