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Codognotto: "Senza il rinnovo del contratto d’affitto dovrò dire addio alla bottega: il mio sostegno, la mia identità"

Il Giornale d'Italia ha intervistato Ferdinando Codognotto, Maestro nella scultura del legno, in seguito al mancato rinnovo del contratto di locazione del suo laboratorio: "La mostra alla Galleria Angelica si lega idealmente alla bottega, che rappresenta la mia presenza storica a Roma"

06 Dicembre 2025

La storica bottega di Ferdinando Codognotto, maestro del legno, nel cuore di Roma, rischia di chiudere dopo più di sessant’anni di attività ininterrotta. Affascinato dalla città eterna, l’artista vi si trasferì sessantatré anni fa, aprendo la sua bottega in via dei Pianellari, tra via della Scrofa e Piazza Navona. Accanto alla sua attività artistica, dieci anni fa ha istituito una Fondazione aperta alle scuole e alle nuove generazioni, dove racconta e spiega le sue opere, trasmettendo passione e cultura.

Recentemente, però, la sua presenza storica a Roma è stata messa a rischio dal mancato rinnovo del contratto di affitto della bottega. La scadenza, fissata al 31 marzo, minaccia di interrompere un percorso culturale e umano che dura da decenni. La vicenda ha suscitato grande attenzione: cittadini e istituzioni, dal Sindaco di Roma all’Onorevole Mollicone, fino al Presidente della Repubblica, hanno espresso sostegno e solidarietà.

In un’intervista a Il Giornale d’Italia, Ferdinando Codognotto racconta la sua arte e il motivo della sua mostra, in corso fino al 15 dicembre alla Galleria Angelica, manifestando fiducia nelle Istituzioni per la sua causa, nella speranza che possano trovare la soluzione giusta per permettergli di continuare a vivere e lavorare nella sua bottega, simbolo della sua identità e del contributo culturale che offre alla città.

Maestro, lei racconta che il legno è sempre stato parte della sua vita, dall'infanzia fino alla bottega, quando è nato il suo amore per la scultura del legno?

"Il mio amore per il legno è nato quando ero un bambino. Avevo cinque o sei anni e già giocavo con pezzi di legno, bastoni, creta... ci sono proprio nato, e ci passavo del tempo come fa un bambino. Crescendo ho curato questa passione. Dal mio paese, San Donà di Piave, a un certo punto sono andato a Venezia per studiare nelle scuole d'arte e nelle botteghe del legno: è lì che mi sono veramente formato. Erano botteghe specializzate nel restauro di sculture antiche; ho lavorato anche nei musei, restaurando molte opere, e a La Fenice di Venezia, storico teatro interamente in legno. Parallelamente, disegnavo e illustravo tanto. Spesso andavo a Roma a trovare Guglielmo Guasta, il Direttore della rivista 'Il Travaso delle Idee', per chiedergli consigli sul disegno satirico. Sono venuto molte volte in città, Roma mi affascinava, finché sessantatré anni fa ho deciso di aprire la mia bottega su strada, in via dei Pianellari. Affacciata sulla strada perché mi è sempre piaciuto parlare con il quotidiano, con le persone che passano, invece di lavorare in uno studio nascosto, come normalmente fanno gli artisti. Interagendo con i passanti mi sono anche io acculturato: ho incontrato persone di ogni genere, dalle più semplici alle più importanti e note".

Dopo tanti anni trascorsi a creare nella sua bottega, immagino che la notizia non sia stata semplice da affrontare. Come ha reagito quando ha saputo che il contratto di affitto non sarebbe stato rinnovato?

stata una sorpresa, e a 85 anni ritengo che sia una cosa un po' grave. Il precedente proprietario del palazzo ha venduto l'immobile, e i nuovi proprietari, una società immobiliare, mi hanno inviato una raccomandata senza neppure conoscermi, e questo mi ha dato un po' fastidio. Dal prossimo 31 marzo dovrei lasciare il locale, cosa che spero non accada".

Può raccontarci a che punto è la situazione?

"Sono contento perché si stanno interessando tutti alla vicenda, il Sindaco di Roma, la Circoscrizione, l'Onorevole Mollicone (Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati), c'è stata persino una chiamata del Presidente Mattarella al Sindaco. C'è grande adesione poi, una raccolta firme, tanto sostegno da più parti; spero che alla fine tutto vada bene. Penso che vogliano trasformarmi in un bene immateriale".

Dopo tutto il sostegno e la solidarietà che ha ricevuto, ci sono stati segnali concreti da parte delle Istituzioni?

"So che molti si stanno interessando, ma è tutto da vedere. Confido nelle Istituzioni che sapranno trovare la formula giusta perché io possa restare".

E di fronte alla grande attenzione suscitata dalla sua storia, come ha vissuto la mobilitazione dei cittadini e le oltre 1700 firme raccolte in occasione della petizione a suo supporto?

"Le persone mi stanno molto vicine, molti leggono la notizia e poi passano a trovarmi, firmano la petizione online o il registro. Non so quanto peso avranno queste firme, ma è pur sempre un'adesione. Dopo tanti anni qui, è naturale che io sia conosciuto, non solo per quel che sono, ma per quello che ho fatto, come le numerose mostre. Nel '76 ci sono state undici sale a Palazzo Braschi con le mie opere, lavori che parlavano di natura, tecnologia, robotica... temi che anticipavano i tempi. Già allora - e parliamo di cinquant'anni fa - raccontavo quel che accade oggi: erano intuizioni. Nel campo tecnologico ho realizzato molti 'cervelli', che per me rappresentavano una sorta di computer. All'epoca, però, le persone erano ancora lontane da questo pensiero. Ricordo un'opera realizzata per la Finmeccanica: un grosso cervello che l'azienda donò poi al governo dell'URSS, ora si trova a Mosca, al Museo della Scienza e della Tecnica. Questo cervello, che era in realtà una macchina, un computer, riproduceva un cervello; non lo chiamavo Intelligenza Artificiale, ma il concetto, per me, era lo stesso: se l'uomo è disattento, la macchina finirà per riprodursi da sola. Ciò che accadrà - anzi, ciò che sta già accadendo - rimane un misteroPoi c'è stata la Quadriennale di Roma, e tante altre mostre".

Oggi ci troviamo alla mostra ospitata dalla Galleria Angelica, aperta fino al 15 dicembre. Ci può introdurre il percorso espositivo?

"La mostra alla Galleria Angelica è stata promossa dalla Camera dei Deputati; anziché allestirla alla Camera, abbiamo scelto questa splendida galleria al centro di Roma, anche per collegarla alla bottega, che è la mia presenza storica in città; qui ho esposto diverse opere appartenenti a vari periodi della mia produzione".

E cosa si augura che il pubblico ne colga?

"Spero che le persone leggano queste opere: basta osservarle per capirne il racconto. Anche questo è un sostenere la mia causa. Dieci anni fa ho creato una fondazione, vicino alla bottega, dove sono raccolte tutte le opere. L'ho creata a nome di mia moglie, che non c'è più: siamo arrivati a Roma insieme da ragazzi, e lei è stata molto importante per me - anzi, oso dire che senza di lei non ci sarei stato nemmeno io. La Fondazione serve alle scuole: gli studenti vengono, e io racconto e spiego loro le opere; restano sempre molto colpiti, anche i più piccoli. È qualcosa di profondamente positivo. Per questo, se la bottega venisse a mancare, sarei costretto a chiudere anche la Fondazione. La bottega è ciò che mi mantiene e mi sostiene: è la mia identità nel mondo, tutti sanno che io sono qui. Spero di rimanerci".

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