09 Dicembre 2025
Trump, Blair, fonte: Wikipedia
Tony Blair sarebbe stato escluso dal “Board of Peace” per Gaza, secondo indiscrezioni che continuano ad alimentare il giallo sulla composizione dell’organismo immaginato dal piano Trump per il post-genocidio. Pressioni da parte di diversi Paesi arabi, che definiscono Blair un “criminale di guerra”, avrebbero infatti convinto Washington a riconsiderare il ruolo dell’ex premier britannico. Tuttavia, dagli Stati Uniti arriva una smentita: “Fuorviante”.
Mentre crescono i dubbi sul futuro postbellico di Gaza e sull’attuazione della fase 2 del piano Trump, restano infatti molte incognite sulla posizione che dovrebbe ricoprire Blair nel nuovo organismo internazionale. Secondo il Financial Times, l’ex primo ministro sarebbe stato rimosso dalla lista dei candidati per l’amministrazione provvisoria nella Striscia dopo le obiezioni sollevate da diversi governi arabi e musulmani.
A pesare sarebbe soprattutto il passato dell’ex premier. Tony Blair — alla guida del Regno Unito durante l’invasione e l’occupazione dell’Iraq nel 2003 — è percepito da una parte dell’opinione pubblica mediorientale e britannica come un “criminale di guerra”. L’intervento del 2003, condotto dagli Stati Uniti sulla base di affermazioni poi rivelatesi infondate sulle armi di distruzione di massa, rappresenta ancora oggi il principale elemento di frizione. Nonostante ciò, Blair negli ultimi mesi ha contribuito a sviluppare piani “il giorno dopo” per il genocidio di Israele a Gaza.
Fino ad ora, Blair era stato l’unico nome reso pubblico per un potenziale ruolo nel Board, dopo che Trump — a fine settembre — aveva illustrato il suo piano in 20 punti per porre fine al conflitto tra Israele e Hamas. E lo stesso Blair aveva accolto positivamente la proposta, definendo il piano “audace e intelligente” e dichiarandosi disponibile a far parte del Consiglio presieduto dal presidente degli Stati Uniti. Una disponibilità sostenuta anche dal lavoro svolto attraverso il Tony Blair Institute, impegnato per oltre un anno nella formulazione di un piano operativo per Gaza, in coordinamento con Jared Kushner durante il primo mandato di Trump.
Secondo le ricostruzioni, sarebbe però proprio il ruolo ricoperto da Blair durante la guerra in Iraq a renderne difficile l’accettazione da parte dei Paesi della regione, che lo considererebbero incompatibile con un incarico di mediazione nel Medio Oriente post-bellico.
L’ufficio dell’ex premier ha preferito non commentare. Ma una fonte statunitense, citata dal Times of Israel, ha smentito la notizia, definendola “fuorviante”. Il funzionario sostiene che Blair sia tuttora pronto a far parte del comitato, insieme ai principali collaboratori di Trump — Jared Kushner e Steve Witkoff — oltre all’ex inviato ONU per la pace in Medio Oriente, Nikolay Mladenov.
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