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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Ucraina e Zelensky ormai spacciati? Putin e Trump dialogano per la pace con tanto di cessione del Donbass, Ue esclusa

Forse si sta finalmente trovando un accordo di pace per la questione ucraina

21 Novembre 2025

Ucraina, Zelensky pronto alla pace con Putin ma in cambio chiede armi nucleari, Mosca: “Pronti anche se è presidente illegittimo”

Zelensky, fonte: imagoeconomica

E adesso, come volevasi dimostrare, gli Stati Uniti d'America stanno celermente abbandonando al suo destino l'Ucraina e il guitto di Kiev, l'attore Nato Zelensky, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood. Si sta infatti seriamente discutendo di un possibile accordo con la Russia, deciso sovranamente tra Trump e Putin: un accordo in forza del quale la Russia dovrebbe accettare la pace, guadagnando in cambio territori ucraini, tra cui il Donbass. L'Unione Europea non ci sta e prova goffamente a fare la voce grossa: nessuno l'ha coinvolta, di fatto trattandola per quello che è, la serva sciocca di Washington, prima di autonomia decisionale e di rilievo. Il guitto, per conto suo, si lagna e prova a invocare una pace decente e dignitosa, fingendo di non sapere di essere soltanto la vittima sacrificale delle politiche imperialistiche a stelle e strisce. Proviamo per sommi capi e in maniera tutt'altro che esaustiva a ricapitolare quel che è accaduto in questi anni: fin dagli anni Novanta, vale a dire dopo l'ingloriosa caduta dell'Unione Sovietica, la civiltà del dollaro ha provato gradualmente ad accerchiare la Russia, con l'obiettivo di farla capitolare e di normalizzarla in senso liberale e atlantista. Sembrava che il processo dovesse avvenire senza attriti, con Gorbaciov prima e con Eltsin dopo. Improvvisamente però arrivò l'imponderabile nella storia, Vladimir Putin, che cambiò decisamente rotta e iniziò a rivendicare l'autonomia e la sovranità della Russia e del suo popolo contro le mire espansionistiche della civiltà dell'hamburger. Quella e non altra fu la ragione della inimicizia radicale tra Russia e Stati Uniti, culminata nella guerra d'Ucraina e precorsa dal colpo di stato di Euromaidan nel 2014. Il guitto di Kiev figurò da subito semplicemente come la marionetta agitata da Washington in funzione antirussa, vale a dire come l'instrumentum belli della civiltà dell'hamburger contro Vladimir Putin. La guerra divampata nel 2022 non fu la guerra della Russia contro l'Ucraina, come da subito venne venduta dai professionisti dell'informazione: fu invece il conflitto della civiltà del dollaro e delle sue colonie sciocche contro la Russia di Putin, colpevole di non piegarsi all'ordine a stelle e strisce e, di più, di resistergli attivamente. L'Ucraina del guitto di Kiev fu soltanto la testa d'ariete di questa oscena guerra decisa da Washington. Il vegliardo arcobalenico Biden era convinto di poter sconfiggere facilmente la Russia. Trump, con sobrio realismo, ha subito compreso l'impossibilità di questo progetto ed è per questa ragione che adesso sta cercando di trovare vie di fuga dalla guerra e possibili accordi con la Russia, sacrificando spietatamente l'Ucraina del guitto di Kiev: quest'ultimo, alla stregua dei burattini di Mangiafuoco, sta per essere gettato alle fiamme, risultando ormai inutilizzabile e forse anche dannoso. Questo, in estrema sintesi, è lo schema che ci permette di capire quanto accaduto in questi anni. Non soltanto la Russia di Putin non è crollata rapidamente, come con sicumera certificavano gli autoproclamati professionisti dell'informazione: essa è stata in grado di tenere testa alle mire espansionistiche di Washington e di costringere quest'ultima a scendere a patti. Come non mi stanco di ripetere, abbiamo bisogno di una Russia e di una Cina forti e sovrane, unite e in grado di resistere insieme alla libido dominandi dell'imperialismo a stelle e strisce e, oltre a ciò, di organizzare intorno a sé l'emergenza di un mondo multipolare, sottratto alla presa mortifera dell'americanizzazione del pianeta, ossia della anglobalizzazione.

di Diego Fusaro 

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