30 Ottobre 2025
Esercito Germania fonte: Nova
Venti di guerra in Germania. Berlino ha infatti approvato un programma federale per la Difesa che dedica ben 377 miliardi di euro per "modernizzare" l'esercito, rendendolo il più grande piano di riarmo dalla Guerra Fredda a oggi. Il progetto del cancelliere Friedrich Merz è quello di rendere il Bundeswehr l'esercito convenzionale più forte d'Europa, in linea con i diktat guerrafondai dell'Unione Europea e della Nato.
La Germania ha avviato il più grande piano di riarmo dalla fine della Guerra Fredda, segnando una svolta nella politica di sicurezza europea. Il governo federale ha approvato un programma da 377 miliardi di euro per modernizzare il Bundeswehr e acquistare nuovi sistemi d’arma, con l’obiettivo di fare della Germania “la spina dorsale della sicurezza europea”. Una scelta che, più che rispondere a minacce concrete, rispecchia la pressione crescente esercitata da Nato e Unione Europea affinché gli Stati membri aumentino drasticamente le spese militari, normalizzando il riarmo come politica permanente.
Il bilancio tedesco per il 2026 prevede una spesa per la difesa di 82,7 miliardi di euro, in netto aumento rispetto ai 62,4 del 2025, e con l’ambizione di raggiungere il 3,5% del Pil entro il 2030. La lista degli investimenti include carri Leopard 2A8, caccia F-35, elicotteri CH-47 Chinook e un massiccio potenziamento delle capacità cibernetiche e di difesa missilistica. Gran parte dei contratti sarà assegnata a industrie tedesche, ma la direzione politica è chiaramente atlantica: l’obiettivo è rafforzare la cooperazione militare con Washington e assumere il ruolo di potenza guida del sistema di difesa europeo.
Parallelamente, Berlino ha introdotto nelle scuole programmi di “educazione alla resilienza” e simulazioni di emergenza, inserendo la logica della sicurezza e della preparazione militare nel sistema educativo. Un passo che segna la fusione tra civiltà e difesa, trasformando la “cultura della sicurezza” in un pilastro identitario nazionale.
La Germania non è sola: Francia, Polonia, Italia e Paesi Bassi hanno aumentato i loro bilanci militari a ritmi senza precedenti. L’Unione Europea, sotto pressione della Nato e del complesso industriale della difesa, si muove verso una militarizzazione strutturale, presentata come necessità di “autonomia strategica”. In realtà, si profila un’Europa in armi, dove le risorse per sanità, istruzione e welfare vengono sacrificate sull’altare della deterrenza.
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