Il Parlamento ha discusso e approvato la legge di Bilancio 2026, ma tra le cifre che emergono dal documento spicca un dato che non lascia dubbi: la spesa militare italiana continua a crescere, spinta dagli impegni assunti in sede Nato e dalle direttive europee sull’industria della difesa.
Secondo l’Osservatorio Mil€x, il totale delle risorse destinate alla Difesa per il 2026 raggiungerà 33,9 miliardi di euro, in aumento di oltre 1,1 miliardi rispetto al 2025 (+3,52%). Sommando i costi indiretti legati alle missioni all’estero, alla spesa pensionistica militare e alle basi, la cifra complessiva sfiora i 35 miliardi, nuovo record assoluto.
Il bilancio del Ministero della Difesa, guidato da Guido Crosetto, ammonta a 32,398 miliardi, ma la metodologia Mil€x include nel conteggio anche le risorse provenienti da altri dicasteri — in particolare quello delle Imprese e del Made in Italy — che finanziano programmi di armamento e ricerca militare. Gli investimenti in nuovi sistemi d’arma raggiungono quota 13,1 miliardi, il livello più alto di sempre: un aumento del 60% in cinque anni, coinciso con il riarmo europeo seguito alla guerra in Ucraina.
Il Documento di programmazione finanziaria pluriennale prevede inoltre 23 miliardi aggiuntivi entro il 2029, in linea con l’obiettivo Nato del 5% del Pil. Tuttavia, tali risorse diventeranno effettive solo dopo l’uscita dell’Italia dalla procedura europea per deficit eccessivo, che oggi blocca l’attivazione della clausola di salvaguardia sulla difesa.
La crescita militare italiana si inserisce così nel più ampio quadro del riarmo occidentale, promosso da Bruxelles e Washington come “scudo strategico” dell’Europa. Ma mentre le risorse per sanità, scuola e welfare restano stagnanti, la corsa agli armamenti — presentata come investimento per la sicurezza — rischia di trasformarsi nel principale asse politico-economico dell’Italia del dopo-crisi, in perfetta sintonia con la linea Nato-Ue.










