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Mattarella e Prodi uniti dall’insofferenza per il “Pd della piazza”, il Professore di Bologna: “Non si fa opposizione così”

Tra il Colle e il Nazareno cala la freddezza. Il Professore di Bologna: “Non si fa opposizione così”. E nel Pd monta la tensione

05 Novembre 2025

Mattarella e Prodi uniti dall’insofferenza per il “Pd della piazza”, il Professore di Bologna: “Non si fa opposizione così”

Da qualche giorno, al Quirinale, i segnali sono sottili ma continui. Una telefonata rinviata, un messaggio filtrato con cautela, qualche interlocutore che racconta di un Presidente “sempre più perplesso”. Ma il concetto, in controluce, è chiaro: Sergio Mattarella non nasconde il proprio sconcerto per la deriva movimentista del Pd di Elly Schlein.

Chi frequenta le stanze del Colle spiega che il Capo dello Stato, pur mantenendo il consueto riserbo, guarda con crescente preoccupazione a un partito che, nato per unire le culture riformiste del centrosinistra, oggi appare schiacciato su posizioni radicali, più vicine ai cortei che alle istituzioni. E in questa valutazione, raccontano fonti parlamentari, Mattarella si troverebbe in sintonia con Romano Prodi, che nelle ultime ore ha lanciato un avvertimento netto: «Non si fa opposizione in questo modo».

Le parole del Professore hanno agitato il Nazareno più di quanto si ammetta pubblicamente. Perché colpiscono nel momento più delicato, alla vigilia dello sciopero generale della Cgil di Maurizio Landini contro la Legge di Bilancio 2026, cui Schlein è tentata di aderire apertamente. Una scelta che rischia di spaccare ulteriormente il partito.

A molti dirigenti Dem – da Lorenzo Guerini a Piero Fassino, da Paolo Gentiloni a Pina Picierno e Lia Quartapelle – non piace l’idea di un Pd che sventola le proprie bandiere accanto a quelle del M5S e di Alleanza Verdi e Sinistra. «Non possiamo confonderci con la protesta permanente», ragiona un deputato riformista. Ma la segretaria appare determinata a non rompere il fronte con Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.

Il rischio politico è evidente. Un Pd “di piazza” non solo non amplia il proprio consenso, ma perde credibilità come forza di governo. Una preoccupazione che si intreccia con la situazione internazionale e con le manifestazioni pro-palestinesi delle ultime settimane, spesso sfociate in toni radicali e, in alcuni casi, in episodi di intolleranza. Al Quirinale, dove si predica equilibrio e moderazione, un partito che scende in piazza in quel contesto appare fuori asse.

Non è un mistero che Mattarella e Schlein non abbiano mai sviluppato un rapporto profondo. Il Presidente, rispettoso dell’autonomia dei partiti, ha sempre mantenuto un atteggiamento istituzionale, ma chi gli è vicino racconta che guarda con nostalgia ai tempi del Pd riformista, quello che cercava il dialogo con le forze moderate e non la contrapposizione frontale.
In privato, anche Dario Franceschini, uomo da sempre in sintonia con il Colle, avrebbe manifestato fastidio per la linea “di sinistra-sinistra” che rischia di isolare il Pd e di confonderlo, agli occhi dell’opinione pubblica, con i toni più esasperati della piazza: «Non possiamo diventare il partito del No».

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